«Le donne sono un popolo disseminato ovunque nel mondo. Hanno problemi uguali che attraversano e travalicano religioni, costumi e culture. La violenza è il problema» scrive Shirin Ebadi, avvocata e penalista Iraniana e premio Nobel per la pace.

E’ giusto guardare alla violenza contro le donne attraverso l’ottica dei diritti umani universali perché la violenza nega alle donne i più fondamentali diritti alla vita, alla libertà, alla dignità della persona – lo scrive anche la presidente dell’Associazione nazionale i D.I.Re- ( Donne in rete contro la violenza) Titti Carrano, intervenuta al convegno nazionale delle 63 associazioni D.I. Re presso la sede dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana (dove è stato firmato un protocollo d’intesa con l’Anci) e al primo audit organizzato a Roma dalla Ministra per le Pari Opportunità Josefa Idem nel salone d’Onore del Comando generale della Guardia di Finanza, al quale sono intervenuti anche il Presidente del Senato Pietro Grasso, la Presidente della Camera Laura Boldrini e oltre 55 associazioni a livello nazionale.

Due occasioni importanti per monitorare e mettere in chiaro quello che serve, quello che manca, quello che è stato fatto, ciò che si potrebbe fare per contrastare ogni forma di violenza contro le donne e la violenza di genere in Italia. Un brainstorming creativo che ha riunito politiche, economiste, filosofe, sociologhe, avvocate, artiste, giornaliste, psicologhe, editrici per fermare quest’onda anomala universale: nel mondo una donna su tre tra i 15 e i 49 anni è vittima di violenza di genere. In Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 è stata vittima di maltrattamenti maschili nell’arco della sua vita. In Europa ogni giorno 7 donne vengono uccise dai propri partner o ex-partner. In Italia nel 2012 sono state uccise 120 donne. Il problema ha radici profonde, culturali e socio-culturali, non è solo un’emergenza, ma è un fatto sistemico. Alcune strutture della rete nazionale D.I.Re hanno iniziato ad operare in modo informale 20 anni fa ascoltando la voce di tutte le donne che hanno detto «basta» alla violenza di genere. Nel 2012 ci sono state 15.201 donne vittime di violenza intra o extra familiare che si sono rivolte ai centri antiviolenza.
Le cittadine italiane rappresentano il 69,26 % dei casi,, i reati compiuti ai danni delle donne sono principalmente commessi all’interno delle mura domestiche da uomini con i quali la donna ha o aveva instaurato un legame. Sono partner, ex-partner o familiari nel 92,14 % dei casi. Il 64,12 % delle donne che si sono rivolte ai centri hanno subito almeno un tipo di violenza fisica ( calci, pugni, schiaffi, uso di armi, tentati omicidi), il 74,12% almeno un tipo di violenza psicologica (umiliazioni, minacce, insulti, controllo sociale, isolamento), il 16,59 % almeno n tipo di violenza sessuale ( stupri, rapporti sessuali imposti), il 34,37% almeno un tipo di violenza economica ( controllo o privazione del salario, impegni economici imposti, abbandono economico), il 13,62% hanno vissuto episodi di stalking.

La violenza può sfociare in situazione di grave pericolo per le donne e per i loro figli e le loro figlie, la necessità di allontanarsi e recarsi in un luogo protetto è l’unica soluzione. Ma i posti letti sono pochi rispetto alle domande. I centri della rete Di.Re hanno avuto a disposizione 453 posti letto e hanno ospitato in media dal 2008 al 2012, 490 donne e 462 bambini.

Ultimo ma non meno importante è il problema dei finanziamenti dei centri: 73,73 % sono stati i finanziamenti pubblici ma esiste una disomogeneità tra nord, centro e sud Italia. La maggior parte dei centri usa finanziamenti di natura variegata, anche privata, autofinanziata o da ricavi delle donazioni o dal 5×1000.