Per il governo che vuole approvare un disegno di legge per dare «dignità ai lavoratori e alle imprese» la vita è dura. Mentre le commissioni lavoro e finanze procedono a fatica all’analisi dei circa 300 emendamenti sopravvissuti alla Camera, la maggioranza penta-leghista affronta i rimbrotti degli industriali veneti – parte influente della base di Salvini e Zaia – sulle norme dei contratti presentati come la «Waterloo del precariato» perché operano una manutenzione sui rinnovi e durata dei contratti a termine, con il ritorno della causale dopo 12 mesi.

QUESTO SAREBBE il pegno pagato dalla Lega ai Cinque Stelle «in cambio di un tacito accordo sugli sbarchi dei migranti» sostiene Massimo Finco, presidente di Assindustria Venetocentro. La tesi del presidente di Confindustria Veneto Matteo Zoppas è che «la mancanza di flessibilità pone i presupposti di una maggiore disoccupazione perché porta molte aziende a chiudere». Per Mario Pozza (UnionCamere Veneto) «la Lega non può fare lo struzzo». Davanti alla modestia della norma in discussione, questa prospettiva sembra un filino apocalittica, lo stadio successivo è la guerra termo-nucleare. Sullo stesso spartito si muove il Pd che ha rilanciato la denuncia di un gruppo di precari su twitter che perderanno il lavoro a termine nello stabilimento Buitoni di Benevento, del gruppo Nestlè per effetto del decreto dignità che ha stretto le norme sui rinnovi. Non è escluso che alla fine, dopo una trattativa, la società che investito 50 milioni di euro nel nuovo stabilimento aumenti il numero delle assunzioni. Per il segretario del Pd Maurizio Martina, e per l’ex numero 1 del Nazareno Renzi, è la prova che il decreto dignità è un «decreto disoccupazione». Alla Camera è in discussione l’emendamento che stabilisce un periodo transitorio fino al 30 settembre prima che le nuove norme si applichino anche ai contratti in corso.

I VICE-PREMIER DIOSCURI Di Maio e Salvini sono accorsi ieri al capezzale delle imprese sofferenti. Il primo le ha invitate a «valutare il testo» del «decreto dignità» «alla fine del ciclo parlamentare». Anche il secondo ha invitato alla calma: «L’obiettivo è garantire più lavoro, più diritti agli imprenditori e ai lavoratori». Il viceministro all’economia Massimo Garavaglia (Lega) ha risposto che già oggi, quando nelle commissioni si inizierà ad esaminare il problema che fa venire il mal di testa ai padroni il governo risponderà «con i fatti. Vedremo quando arriveremo all’articolo 1», quello che riduce da 36 a 24 mesi la durata massima dei contratti a termine e reintroduce la causale dopo soli 12 mesi. Questo può significare molte cose: ad esempio, che la Lega si opporrà a una misura che invece per Di Maio è necessaria «come il pane». Oppure che troveranno una nuova mediazione al ribasso, complicando una situazione difficile. O, più probabilmente, resterà tutto come ora. In cambio le imprese avranno incentivi a chi trasforma in contratti stabili i tempi determinati e a chi assume under 35.

QUELLO IN CORSO è solo l’antipasto dello scontro che avverrà sulla manovra già a settembre. Il ministro Tria terrà i cordoni della borsa, mentre Lega e Cinque Stelle li tireranno per fare la «flat tax» degli uni e il sedicente «reddito di cittadinanza» degli altri. Nel difficile equilibrio concertativo del suo «decreto dignità» il governo gialloverde si è nel frattempo scoperto sui voucher: un’esca per le imprese agricole, e non solo, che ha fatto insorgere tutti i sindacati. Da giorni è in corso una protesta a Montecitorio di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, mentre la Cgil non ha escluso di convocare un nuovo referendum. Per loro questa concessione è il sintomo di una decontrattualizzazione del lavoro stagionale e di una deregolamentazione ulteriore del lavoro occasionale. L’opposto della legge del populismo declinata l’altro ieri da Di Maio davanti alla platea dell’Alleanza delle cooperative italiane: «Serve – ha detto – una «lotta per il lavoro e non una lotta di classe fine a se stessa, con l’impegno di tutti, insieme, imprese e lavoratori». Di Maio rischia di scoprire che quella «lotta di classe» contro la forza lavoro la sta facendo lui in nome del «lavoro». Cercando di ristabilire un equilibrio tra le parti confliggenti, il filo dell’ecumenismo si può spezzare.

I VOUCHER CONTINUERANNO ad essere usati per pagare il lavoro di pensionati, studenti sotto i 25 anni, disoccupati. Lega e 5 Stelle trattano sulla loro estensione in agricoltura e nel turismo. L’idea dei Cinque Stelle è limitarli alle strutture ricettive e alberghiere. Si punta a estendere a 10 giorni, dai 3 attuali, il loro uso in agricoltura. E si discute sulla possibilità che i buoni-lavoro siano usati dalle piccole imprese con massimo 8 dipendenti, anziché i 10 dipendenti indicati in precedenza. Una combinazione che sembra portare allo scontro con i sindacati. La proposta definitiva dovrebbe essere presentata oggi alle commissioni Finanze e Lavoro che daranno il mandato al relatore domani. Via libera ad altre misure sulle maestre col diploma magistrale preso prima del 2001/2002. Una soluzione che non soddisfa Stefano Fassina e Luca Pastorino (LeU) secondo i quali Lega e Cinque Stelle saranno responsabili del licenziamento di 7.500 assunti al termine del prossimo anno e della cancellazione di altri 50 mila dalle graduatorie.

L’INIZIO della discussione generale in aula è prevista lunedì 30 luglio, il voto finale della Camera il 2 agosto. Al Senato il testo dovrebbe arrivare il 6 agosto per essere approvato venerdì 10 agosto.