Dimostrare che una via alternativa al food delivery è possibile, che lo sfruttamento dei lavoratori non è l’unica strada, che il cottimo non è la condizione necessaria per stare sul mercato, ma che anzi è possibile pagare dignitosamente i rider e nello stesso tempo creare un servizio di consegne a domicilio capace di tenere assieme un’intera comunità. Per«ora si chiama semplicemente “Consegne etiche”», a breve farà la sua comparsa a Bologna. E’ il progetto a cui stanno lavorando i ciclo-fattorini della città, le cui strade da tempo sono attraversate più volte dalle rivendicazioni della categoria. Riders Union Bologna andò a trattare anche con Luigi Di Maio quando ancora l’esponente dei 5 Stelle prometteva di risolvere radicalmente il problema dell’ipersfruttamento nel mondo delle consegne. Bologna è anche città dove una rete solidale e cooperativa si è formata nel tempo, e ha iniziato a pensare al futuro in pieno lockdown. Da qui la nascita di un cantiere che poco a poco è diventato un progetto reale e pronto a partire. A settembre il debutto. Dietro a «Consegne etiche» ci sono ovviamente i fattorini, i soci della coop Dynamo ad esempio, già forte di un’esperienza avviata da qualche mese in città; ma ci sono anche i negozianti, il mondo cooperativo bolognese, e le istituzioni, tant’è vero che il Comune di Bologna ha avuto un ruolo di coordinamento con la sua Fondazione Innovazione Urbana e ha stilato, nel 2018, una «Carta dei diritti dei riders» che ha fatta da apripista in Italia.

«Consegne etiche vuole tessere relazioni tra i cittadini, lottare contro l’isolamento, più in generale lavorare per la cura della comunità» dice il presidente della Fondazione Innovazione Urbana Raffaele Laudani. Nel concreto come funzionerà il servizio? Il progetto di massima prevede un avvio con un centinaio di esercizi commerciali aderenti, e per iniziare una decina di fattorini. Tutti pagati con regolari contratti. Per i lavoratori si parla di salari compresi tra i 17 euro lordi l’ora dei subordinati regolarmente assunti con le tutele del contratto nazionale di riferimento, e i 12,50 euro lordi l’ora per chi sarà inquadrato come cococo, con assicurazione per malattia, infortuni e maltempo. Cifre che rappresentano un’importante salto in avanti rispetto alle magrissime paghe – tra i sei e i sette euro lordi l’ora – garantite dai giganti del food delivery.

«Diremo chiaramente ai bolognesi che usare le piattaforme classiche alimenta lo sfruttamento, e poi con Consegne etiche daremo loro un’alternativa» spiega Michele d’Alena della Fondazione, che con altri sta preparando una massiccia campagna comunicativa. «Se ordinando a domicilio una piadina si creasse comunità?» è la domanda posta da uno degli slogan. Al di là di fruttivendoli, alimentari, panificatori e pizzerie, hanno già aderito interi mercati e anche una ferramenta, mentre il dialogo è aperto con le librerie e con gli artigiani. Alessandro Blasi, della piccola coop sociale Idee in Movimento, sta da mesi lavorando al progetto e lo spiega così: «Vogliamo rendere etico un segmento del mondo del lavoro rispetto al quale c’è una totale deregolamentazione. Si parte dal delivery ma in prospettiva vogliamo andare oltre. Durante il lockdown ad esempio abbiamo sperimentando la consegna delle mascherine e della spesa spesa a chi ne aveva bisogno, e ci siamo accorti che il cibo è solo una piccola parte della questione. Perché allora non immaginare un servizio di educatori in bicicletta che gira per la città, consegna quel che serve ad anziani o ad altre persone in isolamento, e dà vita anche ad interventi assistenziali? «Per noi esercenti sarà prima di tutto una grande sfida imprenditoriale ed etica», dice invece Roberto Cipriano, presidente dell’associazione dei commercianti del mercato di via Albani, nel quartiere Bolognina. «Le piattaforme di delivery – ragiona Cipriano – chiedono agli esercenti in media un 35% sul prezzo finale al cliente, soldi che servono per accumulare profitti sulla pelle dei riders. La nostra sfida sarà spostare questa dinamica di accumulazione a favore del ciclofattorino e del commerciante. E con i clienti saremo trasparenti sui costi aggiuntivi, se ci saranno, e sul perché scegliere Consegne etiche sarà comunque la sc