Qualche mese fa Uma Thurman aveva promesso di rivelare la sua esperienza di molestia e ieri ha confidato l’aggresisone nei suoi confronti dell’ex- produttore Weinstein alla columnist del «New York Times» Maureen Dowd. Un racconto dettagliato, simile a quello di molte altre attrici, nel quale Thurman chiama in causa anche la sua agenzia, la CAA.  Nel 1994 poco dopo l’anteprima di Pulp Fiction, Weinstein le chiese di incontrarla in un hotel di Parigi per condurla in un bagno turco da cui lei però si era allontanata subito.

 
Qualche tempo dopo, l’aveva rivisto al Savoy di Londra: «Mi ha gettata sul letto cercando di spingersi i spingersi dentro di me mentre si toglieva i pantaloni. Non mi ha violentata ma era come se io fossi stata un animale che cercava di liberarsi», ha raccontato Thurman. Sempre al Savoy, qualche giorno dopo, il secondo episodio. Dopo aver ricevuto un mazzo di «volgari rose gialle e pressanti richieste delle assistenti del produttore di discutere con lui altri progetti, Uma era andata all’appuntamento accompagnata da un’amica. L’attrice non ha memoria di quanto accaduto, ma l’amica, Ilona Herman, che l’aspettava nella lobby per un tempo che era sembrato «un’eternità», ha raccontato che l’attrice uscì dall’ascensore «scarmigliata, sconvolta, con lo sguardo perso nel vuoto». A casa, quando fu di nuovo in grado di parlare, disse che Weinstein «l’aveva minacciata di distruggere la sua carriera».

 

 

Gli avvocati di Weinstein hanno replicato alle accuse dicendo che l’ex-produttore si era già scusato con Thurman all’epoca dei fatti per avere fraiteso i suoi segnali. E negano decisamente qualsiasi aggressione fisica promettendo nuovi aggiornamenti.