La Tunisia ha passato il venerdì sera incollata davanti alla televisione per assistere al primo dibattito in diretta in vista del secondo turno delle presidenziali di oggi, che vede affrontarsi il professore di diritto Kais Saied e l’imprenditore Nabil Karoui. Due outsider che hanno sbaragliato la concorrenza dei partiti tradizionali durante il primo turno.

I due candidati hanno raggiunto gli studi della tv nazionale dopo aver chiuso la loro campagna in Avenue Bourguiba per dare vita al primo confronto faccia a faccia, reso possibile dalla scarcerazione di Karoui avvenuta nella serata di mercoledì. Uno show di due ore che ha lasciato poco spazio al confronto diretto.

Un formato rigido, in cui i conduttori hanno sollevato questioni sui temi economici, della sicurezza e politica estera, rispetto ai quali i due candidati hanno potuto a turno argomentare il loro programma beneficiando di uguale tempo a disposizione. Se Karoui fa del suo cavallo di battaglia «un’iniziativa per combattere la povertà, che riguarderà direttamente 1 milione di tunisini e 2 in stato di semi povertà» Saied insiste sull’importanza dell’educazione dei giovani, attraverso la «creazione di un Alto consiglio dell’educazione e dell’insegnamento» e l’urgenza di modificare la legge che regola l’accesso alla salute pubblica.

In entrambi i casi, misure volte ad arginare l’avanzata di una crisi economica che tocca direttamente le fasce più deboli della popolazione, aumentandone l’esclusione sociale e favorendone la radicalizzazione. Quello andato in onda è stato l’ultimo atto in sordina – prima del silenzio elettorale di ieri – di una campagna elettorale durante la quale è successo di tutto: dall’incarcerazione preventiva del 23 agosto di Karoui – accusato di riciclaggio – alla morte dell’ex presidente Essebsi e quella del decaduto dittatore Ben Ali, fino al forte astensionismo del primo turno delle presidenziali e le elezioni politiche di domenica scorsa, che hanno consegnato a Ennahdha una fragile maggioranza che rischia di riportare in breve tempo il paese a nuove elezioni.

A meno che il Presidente che verà eletto domenica riuscirà a trovare l’uomo giusto per riuscire a mettere in piedi un nuovo governo.