«La politica di austerity è stata politicamente punita in Spagna». Alexis Tsipras ha commentato così i risultati delle elezioni spagnole e l’affermazione di Podemos, alleato europeo di Tsipras e della sua Syriza. «La nostra lotta ora è giustificata, l’Europa sta cambiando».

Nel frattempo Atene ha affermato che da oggi, a seguito del voto del parlamento, verrà utilizzato in tutti i documenti pubblici la parola «Palestina» e non più Autorità palestinese.

Tutto questo mentre il governo Tsipras si prepara ad incassare la tranche da un miliardo di euro, parte del programma di sostegno alla Grecia, pattuito nella scorsa estate. Nonostante ciò, secondo quanto riporta il quotidiano di Atene Efimerìda ton Syntaktòn, i rappresentanti del quartetto dei creditori (Fmi, Bce, Commissione e Meccanismo Europeo di Stabilità) vuole continuare a fare pressione su Atene, dopo le feste, chiedendo di velocizzare l’attuazione delle «riforme». La valutazione ufficiale dei progressi compiuti dal governo greco nell’applicazione del programma, dovrebbe iniziare, ad opera delle istituzioni creditrici, il prossimo 18 gennaio. La sua conclusione, è necessaria sia perché venga dato l’assenso ad un’ulteriore tranche da 5,7 miliardi di euro, sia per poter passare al capitolo successivo, che più interessa il governo di Alexis Tsipras: la ristrutturazione del debito pubblico greco, promessa dai creditori.

In tutto questo, tanto il premier greco, quanto alcuni suoi ministri di punta, sono voluti tornare sul come sono stati concepiti i programmi di sostegno al paese. «L’eurozona ha ormai la completezza istituzionale necessaria, per affrontare in modo risolutivo i problemi all’interno dell’Europa», ha dichiarato Tsipras al Financial Times. E ha anche aggiunto che «crea perplessità la posizione non costruttiva dell’Fmi su questioni economiche e sui conti pubblici». Una posizione a cui si oppone, neanche a dirlo, il ministro delle finanze tedesco Schäuble. Berlino continua a ritenere che la presenza dell’Fmi costituisca una garanzia per l’attuazione dei programmi, nonostante le posizioni spesso estreme, espresse dal Fondo, specie per quel che riguarda la deregolamentazione del mercato del lavoro. Un contrasto destinato a continuare, anche per quanto il governo Tsipras ritiene prioritario, come il ritorno in vigore dei contratti collettivi di lavoro.

Per quel che riguarda la tassazione dei canoni di locazione, la richiesta della «nuova Troika» è che possa venire aumentata, malgrado – per effetto della crisi – sia diventato impossibile riuscire ad affittare un immobile, se non alla metà del suo valore di mercato. Sinora, la cedolare secca ellenica prevede una tassazione dell’11% per i canoni di affitto che non superano i 12.000 euro l’anno, mentre per gli affitti con importi superiori, la tassazione arriva al 33%. Le istituzioni creditrici vogliono obbligare i proprietari ad aumentare le imposte da versare, sborsando, nel 2016, ulteriori 142 milioni di euro. Ma l’esecutivo Tsipras risponde che è disposto a discutere di un eventuale aumento della tassazione, solo in modo progressivo, solo tenendo conto, quindi, del reddito complessivo delle famiglie. Anche perché il governo di Syriza vuole riuscire a tornare, entro sei mesi, ad una crescita del Pil. Nelle prossime settimane si giocheranno sfide molto importanti.

Il governo Tsipras ha fatto approvare una legge di stabilità che riduce, per quanto possibile, tagli e sacrifici, in vista della ripresa. «Voci» fatte filtrare dai creditori, tuttavia, parlano della necessità di misure aggiuntive, perché sarebbero state sovrastimate le entrate provenienti dall’Iva e dalle scommesse sportive. Si tratta, come sempre, di pretese economiche dietro cui si celano chiare sfide politiche. E in un Sud Europa, sempre più attento alle conseguenze nefaste dell’austerità, Tsipras punta a trovare alleati sempre più determinati a difendere realmente, i diritti fondamentali dei cittadini.