Tutti i tentativi finora andati a vuoto per rovesciare Maduro non hanno impedito a Trump, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, di riferirsi al Venezuela con ostentata sicurezza: «La tirannia di Maduro sarà schiacciata», ha dichiarato salutando Juan Guaidó, presente al Congresso come suo ospite, come « presidente legittimo», «uomo coraggioso che porta su di sé le speranze, i sogni e le aspirazioni di tutti i venezuelani».

«Gli americani sono al fianco del popolo del Venezuela nella sua giusta battaglia per la libertà», ha assicurato il capo della Casa Bianca, aggiungendo che «il socialismo distrugge i paesi», mentre «la libertà unisce le anime».

E dopo il saluto di Trump e l’applauso bipartisan che lo ha seguito, per l’autoproclamato presidente ad interim ci sarà il tanto auspicato incontro privato con il presidente alla Casa bianca. È la chiusura in bellezza che cercava Guaidó per il suo tour in diversi paesi prima di far ritorno in patria, dove – secondo un recente sondaggio – non si fidano di lui otto venezuelani su dieci.

Si chiedono che fine abbiano fatto i 128 milioni di dollari consegnati al leader dell’opposizione da Usaid, l’agenzia degli Stati uniti per lo sviluppo internazionale.

Quanto al «tiranno» Maduro, per quanto sia stato dato per spacciato più e più volte, non sembra affatto sul punto di cadere. Malgrado l’assedio, l’embargo e le sanzioni, il paese sta persino tirando un po’ il fiato, per quanto non proprio nella direzione invocata dalla base chavista.

A produrre, almeno nell’immediato, un po’ di ossigeno all’economia è proprio il contrario di un tanto atteso rilancio rivoluzionario: la dollarizzazione informale ormai dilagata nel paese con la benedizione del governo. Che, come ha evidenziato la Corriente Revolucionaria Bolívar y Zamora, ha accettato, «in una dimostrazione di realismo politico», l’uso del dollaro come strumento di scambio nel mercato nazionale, ritenendolo una «valvola di sfogo» per l’economia al fine di rispondere «tanto all’iperinflazione quanto alle misure coercitive e unilaterali imposte dagli Usa».

Facendo buon viso a cattivo gioco, dopo sei anni consecutivi di recessione e la caduta del 50% del pil tra il 2013 e il 2018, Maduro ha autorizzato informalmente quello che il candidato presidenziale dell’opposizione Henri Falcón voleva realizzare in maniera formale: la dollarizzazione come strumento di stabilizzazione economica e di lotta all’inflazione.

Nella ricerca di «risposte» alla «guerra economica» scatenata contro il paese, ha spiegato Maduro, la dollarizzazione, intesa come «una realtà del processo di autoregolazione dell’economia» può servire allo sviluppo delle forze produttive e alla «soddisfazione delle necessità della maggioranza».

«Sommamente preoccupante», tuttavia, secondo la Corriente Revolucionaria Bolívar y Zamora, è che tale fenomeno appaia «come un risultato esclusivo della dinamica delle leggi del mercato», anziché come una strategia sotto il pieno controllo del governo, con il rischio che tutto si riduca al «più puro laissez faire, laissez passer».

Così, mentre il paese assiste a poco a poco a un’importante crescita dell’offerta di beni e servizi e si attende una lieve ripresa dopo il crollo del pil nel primo trimestre del 2019, l’economista marxista Manuel Sutherland lancia l’allarme, oltre che sul pericolo di anarchia economica, anche sulla crescita di «disuguaglianze di reddito a livelli mai conosciuti prima»: tra «quelli che guadagnano in dollari e quelli che ricevono bolívares».

Resistono, tuttavia, le politiche sociali. Se nel 2020 la percentuale destinata agli investimenti sociali sarà addirittura del 76% – cifra che non ha probabilmente eguali nel mondo – anche il durissimo 2019 ha registrato alcuni importanti risultati: il tasso di disoccupazione non ha superato il 6%, il «Piano integrale per le vittime della guerra economica» ha assistito un milione e 300mila persone, sono state costruite 500mila case popolari (tre milioni dal 2011 al 2019) e si è registrata la consegna di 1,8 milioni di tonnellate di alimenti sussidiati, per il 60% costituiti da prodotti nazionali.