La Francia è stata di nuovo colpita dal terrorismo. È successo a Carcassonne e a Trèbes, nel sud del paese, ieri.

Un attacco in tre atti, iniziato alle 10,13 del mattino a Carcassonne, con un assalto a un’auto finito tragicamente (un passeggero ucciso, il conduttore ferito gravemente) poi con un tentativo di travolgere quattro agenti di polizia vicino alla caserma dei Crs a Carcassonne (un agente è stato colpito da uno sparo, due costole rotte e un polmone perforato), per proseguire in ultimo in un supermercato Super U della cittadina di Trèbes, a otto chilometri di distanza, dove una cinquantina di persone è stata presa in ostaggio: la maggior parte è riuscita a fuggire, un gruppo evacuato in un frigo grazie all’intervento di un ex gendarme presente sul luogo, mentre un secondo ha trovato riparo in un garage Peugeot vicino.

IL BILANCIO DELL’ATTACCO durato circa tre ore e mezza è pesante: tre morti (il passeggero dell’auto rubata, un cliente e un impiegato del Super U), 16 feriti, di cui due gravi. Tra questi Arnauld Beltrame, luogotenente colonnello di 44 anni, ieri sera tra la vita e la morte, che ha negoziato con il terrorista per sostituirsi a degli ostaggi feriti, «un eroe», ha detto il ministro degli Interni Gérard Collomb e a cui ha reso omaggio Emmanuel Macron: «Ha salvato delle vite». L’autore dell’attacco terrorista è stato ucciso dal Gign, gli agenti speciali della Gendarmerie, verso le 15,45. Si chiama Redouane Lakdim, franco-marocchino, stava per compiere 26 anni.

Era schedato dal 2013 nel file delle segnalazioni per la prevenzione della radicalizzazione a carattere terroristico (Fsprt), che raccoglie i nomi di 15-16mila persone a rischio. L’attacco è stato rivendicato dallo Stato islamico, verso le 16, con un testo pubblicato da Amaq News Agency, canale abituale di Daesh, che parla di «soldato dell’Isis» che avrebbe agito «in risposta agli inviti ad attaccare i paesi della coalizione». Ma potrebbe anche essere una rivendicazione opportunista. Qualcuno aveva sentito Lakdim urlare «Allah Akbar», «Voi bombardate la Siria, morirete!». Avrebbe anche chiesto la liberazione di Salah Abdeslam, unico sopravvissuto del comando degli attentati del 13 novembre 2015 a Saint-Denis e Parigi, oggi in carcere. In serata una donna vicina a Lakdim è stata arrestata a Carcassonne.

LAKDIM HA AGITO da solo, ha spiegato il ministro degli Interni Collomb, che si è recato a Trèbes: era stato individuato dal 2013 e schedato. «Era seguito», ha precisato Collomb, era stato in carcere nel 2016 per «piccola delinquenza», ma poi sembra sia stato un po’ perso di vista, «non pensavamo a una radicalizzazione», ma il giovane è «passato all’atto bruscamente». Emmanuel Macron, prima da Bruxelles poi a Parigi, ha insistito sulla «minaccia terrorista, che resta elevata» e che giustifica che «non sia mai stato tolto il dispositivo» antiterrorista, «al contrario». Macron ha affermato che il terrorismo è cambiato, rispetto a 2-3 anni fa, quando gli attacchi venivano decisi e pilotati dalla zona Iraq-Siria.

OGGI, SECONDO MACRON, «gli individui pericolosi sono qui, è una minaccia endogena». Lakdim si sarebbe radicalizzato da solo? Dalla sorveglianza dei servizi risulta che fosse molto attivo sui social salafiti.
Degli esperti sottolineano che Carcassonne, luogo di residenza del terrorista e della sua famiglia, è nel cuore di una zona dove la presenza dei salafiti è molto forte: Lunel non è lontana, cittadina con il più alto tasso di giovani andati in Siria rispetto al numero di abitanti. Non distante è anche Artigat, residenza dell’«emiro bianco» Olivier Carel, guru di Mohamed Merah (autore della strage alla scuola ebraica di Tolosa nel 2012) e della filiera jihadista locale, che ha partecipato all’organizzazione degli attentati del Bataclan del 2015.

La destra chiede il ritorno dello stato d’emergenza, soppresso da Macron. Marine Le Pen, è la prima a reagire, su Twitter: «Quando il governo capirà che siamo in guerra?».

IL SUD-OVEST DELLA FRANCIA è una zona ad alta presenza di giovani potenzialmente a rischio radicalizzazione. Una deriva «rurale», presente in tutto il paese, che era già emersa con i due lupi solitari che avevano assassinato il prete padre Hamel a Saint-Etienne du Rouvray nell’estate del 2016.

LE MODALITÀ DELL’ATTACCO al supermercato ricordano anche l’azione di Amedy Coulibaly, a Parigi qualche giorno dopo l’attentato a Charlie Hebdo, nel gennaio 2015: molti clienti erano stati presi in ostaggio all’Hyper-Cacher di place de la Nation – il bilancio è stato di 4 morti – dopo che alla vigilia il terrorista, anche lui piccolo delinquente passato all’estremismo islamico, aveva già ucciso una poliziotta.

La Procura anti-terrorismo istruisce il caso. L’intervento del Gign e degli agenti di polizia è stato tempestivo: dagli attentati del 2015 in tutto il territorio c’è stata una riorganizzazione delle forze, per poter agire in fretta in caso di attacco.