La notizia potrebbe rinfrancare – o terrorizzare, a seconda dei punti di vista – i romani: dipenderà direttamente da Palazzo Chigi, il commissario delegato a risolvere l’annoso e impossibile problema dei trasporti di Roma che il premier Matteo Renzi sta pensando di introdurre nel «dream team» prefettizio che avrà il compito di portare a termine lo scioglimento del comune, in pieno Giubileo. Una figura tecnica dai poteri straordinari per affiancare il commissario che, dal 3 novembre, guiderà la squadra prefettizia e prenderà il posto del sindaco dimissionario Ignazio Marino.

La formazione della squadra “vincente” che Renzi vorrebbe replicasse il «successo Expo», dovrebbe essere messa a punto entro la prossima settimana, ma sembra proprio che il nome più gettonato dal governo sia quello di Marco Rettinghieri, ex dirigente di Rete ferroviaria italiana (Rfi) e, non a caso, attuale direttore di Expo.

Marino invece ieri si è recato spontaneamente in procura dove, assistito dall’avvocato Enzo Musco, per più di quattro ore è rimasto a colloquio con il pm Roberto Felici, titolare dell’inchiesta aperta sugli scontrini del sindaco in seguito alla denuncia presentata dal M5S e da FdI, e con il procuratore aggiunto Francesco Caporale.

«Ha portato documenti, si è difeso, ha negato di aver commesso peculato e ha negato che le cene di cui si ha riscontro negli scontrini siano avvenute con la moglie – ha riferito Musco – quanto ai giustificativi dei cosiddetti scontrini il sindaco Marino ha dichiarato che tutte le sottoscrizioni a suo nome in calce non sono autentiche, come può facilmente rivelarsi ad occhio nudo».

Una nota del legale del chirurgo dem precisa che il sindaco «non ha mai richiesto la carta di credito» ma «gli è stata invece attribuita dagli uffici del Comune». Inoltre, «non è stato lui a richiedere il riallineamento del plafond della carta da 10 a 50 mila euro, come era nella precedente amministrazione».

Sulla seconda carta di credito, attribuita al capo del cerimoniale, il legale spiega che è stata «richiesta per facilitare i pagamenti in occasione di eventi pubblici». Nella nota viene ribadito che il sindaco «non ha mai utilizzato il denaro pubblico per finalità estranee a quelle consentite».

E ancora: «È evidente che la questione relativa ai giustificativi è da ricollegare ad una prassi, consolidata negli anni e precedente all’amministrazione Marino, secondo cui sono gli uffici del Campidoglio e non il primo cittadino a gestire questi aspetti, come è ovvio che sia e come chiunque può comprendere senza che ciò possa giustificare però la scelta (e non si sa a chi sia riconducibile) di apporre sistematicamente firme non autentiche di Marino ed indicare causali di spesa evidentemente ricostruite a posteriori e senza consultare il sindaco».