Un treno e i suoi cinquanta passeggeri sequestrati da un gruppo armato e centocinque bambini e sei insegnanti presi come ostaggi dopo l’irruzione in una scuola: è il 23 maggio 1977 e a rendere insoliti questi due fatti rispetto ad altre azioni della lotta armata di fine anni ’70 sono non solo i luoghi coinvolti ma anche le identità dei protagonisti.

ENTRAMBI GLI AVVENIMENTI infatti, accaddero nei Paesi bassi e gli autori invece, furono giovani molucchesi: il treno venne fermato nei boschi di Glimmen, a pochi chilometri dalla città di Groningen, mentre i bambini e gli insegnanti della scuola furono sequestrati a Bovensmilde a una sessantina di chilometri dal confine con la Germania ovest.

L’obbiettivo era il medesimo: liberare i compagni in prigione e soprattutto, a due giorni dalle elezioni politiche, fare pressione sul governo olandese perché mantenesse, dopo oltre vent’anni di attesa, la promessa di sostenere nei fatti la creazione della Repubblica delle Molucche meridionali (Rsm), autoproclamata nel 1950 e ancora priva di un riconoscimento internazionale.

I fatti di quarant’anni fa permettono di gettare luce su una delle pagine più buie e meno conosciute della storia olandese e del periodo postcoloniale: il dramma dimenticato degli abitanti delle Molucche, gruppo di isole dell’Indonesia, odiati dagli indipendentisti e traditi dai dominatori ed ex alleati olandesi.

LA LORO STORIA HA INIZIO alla fine della seconda guerra mondiale quando, dopo la cacciata delle truppe giapponesi, la guerra di liberazione contro l’invasore nipponico si trasformò in lotta armata contro il secolare dominio coloniale olandese, che fin dal 1621 aveva assoggettato l’arcipelago indonesiano e le isole Molucche per garantirsi soprattutto il monopolio di quelle spezie, come la noce moscata, tanto ricercate sui mercati occidentali.

Ancora prima che la guerra con l’Impero nipponico fosse ufficialmente conclusa, il leader indonesiano Sukarno insieme ad altri comandanti firmarono a Jakarta il 17 agosto 1945 la Proclamazione dell’Indipendenza Indonesiana in cui veniva rivendicata l’indipendenza di tutte le isole dell’arcipelago. I Molucchesi di fede cristiana vedevano con paura però, l’unione in un’unica nazione con le altre isole a maggioranza musulmana e si trovarono di fronte al dilemma se aderire alla lotta anticolonialista contro gli ex alleati olandesi oppure continuare a imbracciare le armi in favore dell’impero europeo che aveva sempre garantito loro un trattamento speciale, per la comune fede cristiana e per la loro centenaria collaborazione.

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L’addestramento di reclute molucchesi inquadrati nelle truppe coloniali

COME HA SCRITTO il professore statunitense H. J. Warmenhoven, di fronte a quella scelta «la gran parte dei Molucchesi non esitò neppure un attimo e ancora una volta si unirono agli Olandesi nei loro tentativi di riportare “legge e ordine” per ristabilire la Pax Neerlandica». La guerra, una delle prime della stagione della decolonizzazione, si protrasse per quattro lunghi anni in cui il colonialista Knil (Koninklijk Nederlands Indisch Lege) di cui facevano parte anche reparti molucchesi si distinse per eccidi e crimini nei confronti della popolazione indonesiana indigena.

IL MANCATO SOSTEGNO degli Stati uniti e dell’intera comunità internazionale, più volte espresso in atti degli organismi internazionali, spinsero i Paesi bassi a desistere dal loro progetto di restaurazione del potere coloniale e a dar via a trattative di pace con la Repubblica Indonesiana, conclusesi nel 1949 con il riconoscimento e il trasferimento dei poteri dal dominio olandese alla nuova entità politica.

POCO SI ERA DETTO e in termini volutamente vaghi sul destino del popolo molucchese che aveva imbracciato le armi contro gli indipendentisti indonesiani e per il mantenimento della sovranità olandese. Temendo ritorsioni dal nuovo potere indonesiano, il 25 aprile 1950 venne così autoproclamata la Repubblica delle Molucche meridionali (Rms) che nel giro di pochi mesi venne schiacciata però, dal neonato governo dell’arcipelago.

Gli ex dominatori e ex alleati olandesi preferirono lavarsene le mani, non volendo mettere in discussione gli accordi di pace finalmente raggiunti con Jakarta ma garantendo a più di quattromila ex militari del Knil e alle loro famiglie la possibilità di emigrare e smobilitare nei Paesi Bassi.

QUI PERÒ, AL DANNO, l’abbandono delle proprie terre di origine e la mancata costituzione di uno stato indipendente, si aggiunse la beffa: i profughi molucchesi vennero confinati in grandi campi, come l’ex lager nazista di Westerbork, dove i contatti con la società olandese rimasero al minimo e dove, anzi, l’amaro ricordo della defunta Rms continuò a essere celebrato e mantenuto vivo. Le figlie e i figli dei Molucchesi in terra olandese, insomma, sperimentarono una condizione di estraneità e disagio, vivendo la nostalgia per una terra promessa mai avuta e covando il risentimento per gli ex alleati che li avevano accolti e poi emarginati.

PER MOLTI QUINDI, la scelta delle armi rappresentò una via obbligata per rompere l’isolamento e riportare nel dibattito nazionale la questione dell’eredità coloniale ormai archiviata. La prima occasione fu la visita del presidente indonesiano nel 1970, quando un gruppo di giovani molucchesi occupò l’ambasciata dell’Indonesia, uccidendo un poliziotto. nel 1975 seguì un altro sequestro di un convoglio con la morte di tre ostaggi e due anni dopo, quarant’anni fa, l’irruzione nella scuola e gli ostaggi del treno.

Solo l’intervento dei reparti speciali, venti giorni dopo, sbloccò la situazione con la morte di sei attentatori molucchesi e di due ostaggi. Nello stesso giorno la scuola fu liberata senza spargimento di sangue ma le Molukse acties che insanguinarono i Paesi Bassi per tutti gli anni ’70 portarono alla ribalta le condizioni del popolo molucchese, rimasto ai margini della società e della storia fino a quegli anni.

LE MISURE DI WELFARE adottate da quel momento nei confronti dei profughi molucchesi ne migliorarono complessivamente le condizioni, ma le polemiche sulle modalità violente dell’intervento dei reparti speciali olandesi nel 1977 non si sono ancora del tutto sopite.