Le ex ministre Giulia Grillo e Barbara Lezzi non c’erano ieri a Napoli per l’apertura di Italia 5stelle. Anche Alessandro Di Battista era assente alla due giorni del decennale ma presente nello spirito. Lungo il muro che ospita la storia illustrata del Movimento lui c’è in foto (accanto allo scooter per la campagna «Iodicono»): era il 2017 e il Pd era il nemico, Matteo Renzi si era messo un bersaglio sulla schiena con la scritta «Referendum costituzionale» e Di Battista era il campione dei 5S da battaglia.

Non c’è tempo per le nostalgie, alle 11 è già attivo lo spazio Rousseau con Davide Casaleggio. Sotto al mouse gonfiabile fa caldo, le sedie per i panel sono all’esterno. Il pubblico è scarso: gli organizzatori prima indossano la divisa degli inflessibili disciplinatori («si entra solo con la registrazione») e poi cominciano a reclutare gente per riempire i vuoti. All’interno dello spazio c’è una sorta di colonnina: è il «Donaquick» e serve a sostenere l’associazione Rousseau tramite bancomat. Se in tasca si hanno i contanti dentro c’è la cassetta per le sottoscrizioni. Per chi resta tra un panel e l’altro ci sono i pasticcini pugliesi.

Tra il pubblico che si affaccia ai tavoli appare una maglietta con la scritta «Movimento 5 Stelle. Pericolosi per la casta». Molta tenerezza. Tra i viali della Mostra d’Oltremare si aggirano, infatti, frotte di eletti, ministri, sottosegretari e la sindaca di Torino Chiara Appendino. La fase che stanno vivendo i 5S è decisamente cambiata, gli stand con il merchandising offrono nuove T-shirt con scritte più cool rispetto alla grafica delle origini.

Francesco D’Uva, questore del Movimento alla Camera, è gettonatissimo tra le signore che si fermano per i selfie. Se Grillo e Lezzi non ci sono, il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, le ringrazia per il lavoro fatto allontanando ogni polemica. L’ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta fa sapere che a Napoli ci sarà e l’ex titolare della Cultura, Alberto Bonisoli, è presente fin dalla mattina. A chi gli chiede del suo successore Dario Franceschini, a cui Luigi Di Maio riserva parole di apprezzamento, Bonisoli risponde: «Buon lavoro a lui!».

Se per il Movimento del governo Conte uno il divano era bandito perché simbolo di lassismo, il Movimento del Conte bis ha sdoganato l’amaca: sono ovunque tra i viali della Mostra e nessuno teme accertamenti fiscali per una dormitina. Il green new deal è la parola d’ordine nonostante i palloncini di plastica colorati ovunque. Il nemico sono i bicchieri usa e getta, c’è un iter da seguire: si acquista per 3 euro il bicchiere di plastica griffato 5 stelle, si beve e poi lo si tiene in mano privandosi di un arto fino a quando si desidera avere la facoltà di bere. O lo si mette in borsa pregando nella clemenza della propria colonia di microbi. Oppure ci si rimette in fila, lo si restituisce avendo indietro i 3 euro. Ma se poi l’assenza del bicchiere genera un senso di arsura la trafila va rifatta.

Qualsiasi cosa si acquisti ci sono i bidoni per differenziare. Il senatore Sergio Puglia è custode e giudice di ultima istanza dei bidoni accanto al palco principale. Se l’attivista sbaglia bersaglio, Puglia sbuca dalle retrovie per un corso di formazione accelerato. Pinza telescopica alla mano, c’è anche tempo per rimediare allo sbaglio gettando l’oggetto nel contenitore giusto. Puglia fa bene perché la battaglia della differenziata è ancora lunga.

Il ministro campano dell’Ambiente Sergio Costa vince la sfida della popolarità: a mezzogiorno, sotto il sole, la folla in piedi ascolta e applaude. Era tra i papabili per la carica di governatore alle regionali della prossima primavera ma l’auto ricandidatura di Vincenzo De Luca sta rendendo la partita complicata. «Le decisioni di vertice tra Movimento, Pd, Leu e Italia viva le lascio ai capi politici» ha commentato ieri. Altro nome circolato per Palazzo Santa Lucia è quello del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, anche lui molto popolare: «È un nodo che sarà sciolto dopo le elezioni in Umbria. Bisognerà parlarne per andare incontro alle richieste che arrivano di condividere le scelte del Movimento» spiega. Se la questione finirà sul tavolo nazionale resterà aperta una piccola possibilità che si arrivi a una convergenza tra 5S e Pd che, a livello locale, è impossibile. De Luca, intanto, si attrezza a combattere. «Non sono in questo momento all’ordine del giorno patti regionali» ha tagliato corto Di Maio. «Con De Luca nessuna possibilità di alleanza» ha ribadito Roberto Fico.

In serata il premier Giuseppe Conte viene accolto al suo arrivo da cori e applausi ma l’attenzione di tutti è per Di Maio e Fico che giocano in casa. Il primo fa valere il peso della carica di capo politico, il secondo è molto amato a Napoli. Di Maio ha passato la mattinata tra interviste in città, poi il pranzo con la sua compagna, Beppe Grillo e Casaleggio (al tavolo anche Costa, la senatrice Patty L’Abbate e il teorico della Blue Economy, Gunter Pauli). Alla Mostra si è presentato nel pomeriggio, quando lo spazio si è riempito in vista del clou serale. «Luigi, magnatill!» cioè divora gli avversari ha urlato la folla accalcata per le foto. Fico è arrivato prima, la gente gli è andata incontro, non volevano dare la precedenza ai giornalisti: «Devi stare con noi!». Non è più il tempo dei meetup e neanche del capo assoluto. «A ogni trasformazione si perde qualcosa – sintetizza Fico -. Dobbiamo guardare al perché siamo nati, ma dobbiamo vedere oggi chi siamo e quale strada percorrere».