Cara Anna Karina, ti scrivo perchè te lo devo da tanto, come devo a Godard. Voglio dare la mia testimonianza di candida colomba a cavallo dei due millenni, visto che faccio anch’io il cinema e il cinema è «l’espressione dei bei sentimenti» (Godard ’52). Dire di te è dire di noi nella storia (o contro-fuori-storia) che si sta tessendo col nostro vissuto d’individui. Vagando nella propria vita si arriva agli altri sempre troppo tardi, sfasati. Vorrei rovesciare e non rovescio nulla, anzi compongo: mio ultimo film è addirittura RESURREZIONE da Tolstoj. Stasera ho perso MEDEA di Lars von Trier ’88 che non avevo voluto vedere allora. Ora ci tenevo per Medea che chi mi conosce sa quanto le sia legato. È andata bene, così ho iniziato a scriver questa lettera e non sono corso fuori nella notte fredda in bici. A Radio 3 c’è «Cavalleria Rusticana» che non amo, amo invece la musica indiana e il Mahabharata; tra i miei film c’è IL SOGNO DELL’INDIA ma, sfasamento, 40 ANNI DOPO, cioè io in ritardo come sempre, anche per l’India. Tu nei tuoi inizi tra Godard e Rivette, tu sullo schermo un certo sogno anni 60: io (con Pia e Emma, Giorgio, Loris a Chivasso) in platea a guardarti e vivere quello che ci facevate vivere voi francesi. Allora in Italia Pasolini esplodeva con ACCATTONE, suo primo film. Tu divenuta subito un’icona, tu nella costellazione delle donne del Godard di allora tra Jean Seberg , la Black Panter e Anne Wiazemsky LA CINESE (anche lei indimenticabile, ma già in Bresson e poi per Pasolini TEOREMA). Tu comunque nel 69 passi a JUSTINE di Cukor dal Quartetto d’Alessandria che allora leggevamo appassionati. Di Cukor ho amato tanto nella Chivasso del dopoguerra DONNE, ma allora non badavo al regista, solo le attrici! Il primo regista di cui sentii parlare dai media fu Rossellini, per via di Ingrid. Ma Godard è prima di tutto Jean Seberg, l’americana dell’Herald Tribune agli Champs Elysés. A ottobre ho rivissuto la sua dolorosa parabola rivedendola anche nel Garrel muto sublime di LES HAUTES SOLITUDES, pochi anni prima del suicidio. Volevo scrivere al figlio Alexandre Gary, a cui lei lasciò l’ultimo messaggio, aveva solo 16 anni. Volevo dirgli tutta la mia stima per sua madre Jean, lui ora si occupa dei libri del padre scrittore Romain, suicidatosi l’anno dopo. DOPPIO SUICIDIO, come il film di Pia di Chivasso Epremian De Silvestris, grande donna che ti amò tanto, cara Anna e che avresti dovuto incontrare, fece il cinema come me a Torino, il nostro underground, te ne parlò Armando Ceste con suo film fine ’90. Tu sarai per sempre la giovane bella di VIVRE SA VIE che nel buio della sala guarda da sola La passion de Jeanne D’Arc di Dreyer e piange, il primo piano si alterna a quello di Falconetti al rogo. Con te le città ideali di allora, Parigi, Londra e New York dei beatnik. Qui devo anche dire del sogno dell’India di allora, i Beattles e Ginsberg del Diario Indiano. Una sola volta t’ho incontrata, negli uffici del festival di Rotterdam, fine altro millennio o inizio nuovo. S’apre una porta e chi compare? «Anna Karina!» io esclamo forte con l’innocenza e lo stupore del bambino. Tu sorridi con gran semplicità e complicità. Qui apro una parentesi, io apro parentesi anche parlando (vivo tra parentesi?). A Rotterdam Fiorella m’ha detto che hai girato in casa di un’amica di Mareke per L’ISOLA DEL TESORO, Ruiz 1985, che ho perso. Leggo che anche Lou Castel è nel film. Io a Lou sarei arrivato a Dunkerque dieci anni dopo, per la trilogia di Sirene e Sireni, i SORRISI ASMATICI. Lou vi impersona l’Olandese Volante ed è in pratica uno dei protagonisti del n.1, FIORI DEL DESTINO. Tu e Lou giraste con gli stessi registi a un certo punto, pure con Fassbinder. Ruiz il gran cileno errante io l’ho incontrato ai festival di Enrico e company, non ricordo più bene quale. I miei attori Elena Bucci e Marco Sgrosso sono nel suo VIAGGIO CLANDESTINO-VITE DI SANTI E DI PECCATORI in Sicilia ’94, anche questo perso. E tu, cara Anna? perché non ti ho parlato subito allora a Rotterdam? Certo io non potrei scrivere come Carmelo «Sono apparso alla Madonna». Perchè non mi sono inginocchiato davanti a te come apparizione? Allora potevo farti delle domande e avere risposta. Io sfasato arrivo sempre dopo. «Il paradiso può attendere», ci ha illuso Lubitsch. Devo anche averti ritrovata ad altro festival, ma non ricordo, non so più distinguere quello che è sogno o realtà. Mi succede così anche col filmare, non so più quello che ho solo visto e quello che ho filmato. Sono gli intrecci di cinema e vita e gli intrecci delle vite altrui nelle nostre teste. Cosa siete ora voi intrecciate in nostre teste e ricordi, Jean Seberg, Anne Wiazemsky, tu Anna? Quante volte ho rivisto la scena di papà Alberto che fa ballare in braccio la nostra nipotina Teresa felice in mio LEI 2003? Alla parete l’affiche di QUESTA È LA MIA VITA. Ma il 2019? Tu Anna Karina la star così diversa dalle 9 donne di tutte le età del video della nostra amica Marie Vermillard LES INSOUMMISES, che ho visto da poco. Io allora, nel ’67, ho cominciato il cinema con Jonas Mekas e company. – Che fare? – si chiedeva Godard nel ’66 – Che fare allora visto che non so fare film semplici e logici come Roberto, umili e cinici come Bresson? – Mi chiedevo anch’io, iniziavo mio cinema. Non potevo rispondere come Jean Luc a Parigi. Insegnavo Lettere alla Media di Casalborgone, dovevo scrollarmelo di dosso quel cinema lì troppo «alto» di Rossellini e Bresson. Perciò seguii l’underground americano che era a mia misura. Tu Anna, Nanà di VIVRE SA VIE, sei così diversa dalle Nigeriane ai bordi delle strade Chivasso- Casalborgone, così come lo sono Joana Preiss e Claudia Marelli di CASA DOLCE CASA 2012. Giorni fa ho visto una donna africana allattare sul pavimento alla casa internazionale della donna Trieste. Che donna è questa nella sua realtà? Indagherò e continuerò il film iniziato? Ho scritto tempo fa sceneggiatura sterminata La putaine créatrice che è rimasta come le altre ormai tante. In LE PETIT SOLDAT, 1960, tu cara Anna sei Véronika, cognome Dreyer come Theodor. Il cinema è cinema, è la frase di Jean Luc che io non potrei mai dire, mi sembra. Come ero io allora quando ho visto te in VIVRE SA VIE? Cerco di ricordare amici e amiche, che ti amavano tanto. PIERROT LE FOU, ne parlavamo con Angela e Mario che non ci sono più. «Bisogna prestarsi agli altri e darsi a se stessi» Montaigne, inizio di VIVRE SA VIE in 12 tableaux. Anch’io la numerazione in MEDÉE MIRACLE e altri film miei, lo devo a Godard. FILM SOCIALISME un faro per me, sempre più. Ma c’è anche J-P Gorin (gruppo Dziga Vertov, Anne Wiazemsky e CREPA PADRONE Fonda e Montand): passato negli USA, ritrovato grazie ai Rencontres Cinématographiques di Jacques Déniel a Dunkerque (libro ’95 su me, prima su Nanni Moretti e altri). Lì con Région Pas de Calais iniziano Sirene e Sireni di FLEURS DU DESTIN, Lou, Lucas Belvaux, Ines De Medeiros ritrovata, Giulietta Debernardi e Manuela Giacomini e altri, ma già prima Francoise Lebrun e la mamma di Melvil Poupaud. Prima ancora con DONNE super8, ’80-’82, e MODI D’ESSERE video ’89 a Salso continuo l’Utopia d’un certo cinema. La cosa più sensazionale è che mio VIAGGIO A SODOMA ’88 è stato premiato a pari merito con Godard inizio novembre 1988 al World Wide Video Festival di Den Haag! Capisci?? Ma quegli stessi giorni muore in auto vicino a Casalborgone Maria Grazia Sacchi, compagna al liceo Cavour e ritrovata sposata con bimbi. L’ultima volta che la vidi fu a casa nostra a Casalborgone: lei e Pia avevano affittato insieme una casa in collina. Ma, cara Anna, tu ti sei autodiretta in VIVRE ENSEMBLE ’73 e poi ancora un road movie in Canada, VICTORIA 2008, noi Italiani non li abbiam visti. Sei al Père Lachaise tra i grandi. Balzac è stato lì, poi l’han passato al Panthéon. Brecht (la tomba a Berlino così lontana dalla grandeur), 18/1/49 – Ho sempre presente la vittoria dei comunisti cinesi che cambia completamente la faccia della terra – 20/1/49 – Traduco i Pensieri nel sorvolare la grande muraglia di Mao-Tse-Tung – A Radio3, ora Buxtehude da un convento tedesco, l’amo tanto. Bach e mio PASSIONE DI GIOVANNI ’09 ma pure Napoli APPASSIONATE ’99. Per secondo film con Huppert al Ministero tardano, io aspetto. Brecht – La DEFA, casa cinematografica zona orientale, incontra ogni difficoltà per soggetti attuali. La direzione fa una lista di temi. Propongo di mandare in giro persone che raccolgano storie – Stop. Andrea Paolini mio nipote «Gli ideali uccidono, ma vivo per loro», figlio di Alda Navale e di Cesare fratello di Giulio. All’epoca del nostro underground a Torino, ’67-’68, Giulio è stato l’arte povera-concettuale. – Vivere è amare/ Forse non ho mai vissuto veramente fino adesso – ma anche – Perché l’Amore non ha ragione/ Perché l’Amore è l’unica ragione – Stop. Tu Anna Karina da bimba cercavi l’amore. Non finirò mai questa lettera…