Oggi per le strade delle principali città svedesi scenderanno in piazza sindacati e organizzazioni di sinistra per festeggiare il 1° maggio. Il Vansterpartiet (partito della sinistra) ha deciso che quest’anno oltre alle loro bandiere con il garofano rosso ci saranno anche i colori blu e giallo dell’Ucraina e raccoglieranno, nelle loro postazioni, donazioni a favore dell’Unhcr per i rifugiati ucraini.

È un tentativo, quello della sinistra scandinava oggi all’opposizione della premier socialdemocratica Magdalena Andersson, per rimarcare il suo sostegno alle vittime della guerra in Ucraina senza abbandonare, però, la storica posizione pacifista e neutralista. Giovedì Nooshi Dadgostar, presidente di Vansterpartiet, ha scritto un articolo sul quotidiano progressista Aftonbladet nella quale ha chiesto, esplicitamente, che il popolo svedese possa esprimersi sull’adesione del paese all’Alleanza atlantica. Secondo la giovane leader, figlia di dissidenti politici iraniani, «il fulcro del dibattito di oggi è interamente sulle garanzie di sicurezza che potrebbe dare la Nato e sulla rapidità con cui queste potrebbero entrare in vigore».

«Il dibattito non si concentra affatto» continua nell’intervista Dadgostar «sui rischi e sulle minacce a lungo termine per le politiche di sicurezza che la partecipazione potrebbe comportare. Ad esempio, la Svezia non riceverà solo garanzie di sicurezza, ma forniremo anche garanzie di sicurezza a tutti i paesi della Nato, tra cui l’Ungheria di Orban e la Turchia di Erdogan» ha aggiunto. Per questo la posizione della sinistra svedese è quella di chiedere di indire un referendum anche in considerazione del cambiamento di posizione che molti partiti hanno avuto a partire proprio dal partito socialdemocratico, dai Verdi e dai Democratici svedesi (destra populista) oggi favorevoli ma storicamente contrari all’adesione all’Alleanza atlantica.

Il cambio di posizione però non interessa solo le forze politiche visto che, come nella vicina Finlandia, i recenti sondaggi hanno fatto registrare un aumento, in poco più di un mese, dal 51 al 57% di favorevoli all’abbandono della storica neutralità del paese. Forte dei sondaggi e di una larga maggioranza «pro Nato» al Riksdag (il parlamento monocamerale svedese) la premier Andersson ha bollato con «cattiva idea» l’ipotesi referendaria aggiungendo che «non credo sia una questione adatta per un referendum. Ci sono molte informazioni riservate sulla sicurezza nazionale che non possono essere discusse e fatti importanti che non possono essere messi sul tavolo».

Contrario anche il leader dei conservatori Ulf Kristersson. Diversi editorialisti hanno definito la proposta della sinistra rischiosa sia per i tempi necessari per lo svolgimento che per l’influenza che la Russia potrebbe esercitare durante la campagna referendaria e nello stesso processo di votazione.

Il tentativo di Vansterpartiet però è proprio quello di prendere tempo e non agire sull’emotività come stanno cercando di fare anche i finlandesi di Vasemmistoliitto (Alleanza di sinistra) che tramite il loro capogruppo Jussi Saramo hanno presentato in parlamento questa settimana una «relazione sulla politica estera di sicurezza» di segno opposto a quella del governo dove loro stessi siedono. Mentre per la sinistra finlandese l’imminente votazione parlamentare sull’adesione (si parla di poche settimane) oltre a ricevere un sì trasversale potrebbe spaccare il loro gruppo quella svedese, se come probabile non otterrà il referendum, potrebbe compattarsi per un no, in solitaria, alla richiesta di adesione alla Nato.