La Camera ha approvato ieri con 155 voti, 108 contrari e 2 astenuti un altro decreto-salsiccia chiamato «Dl Asset», in perfetta contraddizione con il sedicente «sovranismo» linguistico rivendicato a giorni alterni dalla maggioranza di destra. Il testo approvato è un concentrato delle velleità che contraddistinguono l’azione di un governo ispirato da un avventurismo economico nei dettagli e da un’improvvisazione populista nella retorica. Alle norme confuse sul «caro-voli», e alla sostanziale marcia indietro sulla strombazzata «tassa sugli extraprofitti delle banche», si è aggiunta la guerra con i sindaci sull’aumento delle licenze per i taxi. Il risultato, per ora, è una confusione colossale che creerà problemi ai tassisti, agli utenti e, in generale, ai lavoratori nel trasporto pubblico di linea e non, settori schiacciati da una crisi che mette in ginocchio la mobilità nelle città della speculazione turistica, E non solo.

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DOPO UN ANTIPASTO di attacchi e repliche al veleno, ieri il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha attaccato il governo. Per la Capitale questo è un vero problema. È la metropoli che soffre di più la scriteriata crescita dell’economia turistica predatoria, anche per decisioni proprie in vista dei «grandi eventi» come il Giubileo 2025. Gualtieri ha interloquito con il ministro «delle imprese e del made in Italy» Adolfo Urso. E per un momento si è parlato di un emendamento per salvare il salvabile. Ma è sfumato. Ora, il percorso ideato dal «decreto Asset» per aumentare le licenze dei taxi è «un pasticcio», dice il sindaco. Non irrimediabile, però. A suo avviso basterebbe un decreto di una riga per renderlo più digeribile.

LA CORREZIONE sarebbe necessaria perché il denaro derivato dall’acquisto delle nuove licenze (l’ipotesi è di aggiungerne 1500 in più rispetto alle attuali 7.800) andrà al 100% ai tassisti e non, come stabilito prima dell’approvazione del decreto, all’80%. Ai comuni non sarà più versato il 20% restante sulle nuove licenze. «In una città come Roma – ha detto Gualtieri – parliamo di svariati milioni. Io devo scegliere tra usare la procedura ordinaria o perdere risorse preziose. È un errore, una cosa assurda». Sceglierà la prima, dice Gualtieri, già da oggi quando avvierà il «vecchio» percorso.

UN ALTRO SINDACO di centro-sinistra, Dario Nardella a Firenze, ha definito «il decreto Urso» sui taxi «acqua fresca, anzi ci danneggia. Nardella si prepara a chiedere l’estensione dei turni e degli orari. «Due ore in più corrisponderebbe all’aumento di circa 50 licenze».

DI TUTT’ALTRO AVVISO è il ministro Urso che ieri ha inviato una lettera a 60 sindaci esortandoli a non fare troppe storie e a seguire le indicazioni del governo. A suo dire il decreto «rende più agevole il rilascio delle nuove licenze», «a beneficio della ricettività delle città». Per i tassisti è previsto il rilascio di «licenze temporanee nei momenti di eccezionale afflusso turistico», il raddoppio degli incentivi per l’acquisto di veicoli eco-compatibili anche per le licenze per il Noleggio con conducente (Ncc).

UNA PROSPETTIVA che non sembra soddisfare gli stessi tassisti. Se e quando calerà il lavoro ci si ritroverà con le macchine in eccesso. Sarebbe meglio andare per gradi, e non metterne in strada 1500 in un colpo. Un nuovo veicolo costa fino a 50 mila euro e si rischia di non ammortizzare la spesa, visto che le licenze durerebbero poco.

USB TAXI ha proclamato uno sciopero di 24 ore per il 10 ottobre. «Sono norme che abrogano la programmazione territoriale e fa l’opposto di quanto avrebbero dovuto fare i decreti attuativi di una legge del 2019 – dicono dal sindacato – Abbiamo un crollo dei servizi di linea e la responsabilità viene scaricata sulle spalle dei tassisti. È una caccia alle streghe contro di noi e aumenta la tensione nei nostri confronti».