Lo stadio di Port Said è coperto di graffiti. Verdi, colorati, semi-cancellati o semplici sfregi inneggiano agli ultras dell’Al-Masry (Green Eagles) o sfidano la polizia, come Acab (acronimo di All cops are bastards) che appare ovunque. Più avanti si vedono le sagome di scheletri e pagliacci. Questi cancelli chiusi sono testimoni di due massacri: il primo all’inizio del febbraio 2012, costato la vita a 74 persone, soprattutto tifosi dell’Al-Ahly; il secondo, un anno dopo, per la sentenza che ha condannato 21 uomini alla pena di morte. Ma nessuno crede che i veri responsabili del massacro siano in prigione. «Sono stati...