Dalla nuova bozza dello statuto del lavoro autonomo a cui sta lavorando il governo è scomparsa la norma sulla tutela delle malattie oncologiche dei lavoratori autonomi. Lo denuncia l’associazione dei freelance Acta. Dopo l’esclusione del salario minimo per gli autonomi, questa novità pesa sul profilo riformista di un’iniziativa che era stata valutata favorevolmente dai movimenti dei freelance al momento del suo annuncio. Pur al ribasso, e con poche norme, la bozza preparata dal giuslavorista Maurizio Dal Conte (nominato alla presidenza della costituenda agenzia per le politiche attive, Anpal) è stata considerata un passo avanti per colmare il divario giuridico, fiscale e sociale che separa i freelance dai dipendenti in Italia. L’attuale esclusione penalizza ancora di più i freelance e la loro richiesta di diritti sociali fondamentali. Il periodo di copertura della degenza dominiciliare riconducibili alle terapie oncologiche resta, al momento, a 61 giorni e non più a 180 come previsto dalla bozza dello statuto.

Gli autonomi dovranno curarsi dal tumore in due mesi, oppure ricorrere a un’assicurazione privata perché un tumore non si cura in otto settimane. Una scelta che non si pone per molti lavoratori perché, lo dimostrano le ricerche dell’Adepp o della Cgia di Mestre, i loro redditi sono in molti casi inferiori alla soglia di povertà. Questa imprevista marcia indietro da parte del governo, dovuta a quanto sembra dalla “mancanza di coperture” per una misura economicamente modesta, conferma che lo stato fa differenza tra lavoratori autonomi e dipendenti. Una distinzione che la malattia non fa.

*** Quale svolta per le partite iva nel 2016: un’analisi dello statuto del lavoro autonomo

Questa tragica consapevolezza ha caratterizzato la lunga battaglia di Daniela Fregosi, freelance di Grosseto, che con il suo Blog Afrodite K e l’appoggio di Acta, ha raccolto 80 mila firme per una petizione online e realizzato un crowdfunding per coprire le multe collegate al suo sciopero contributivo contro l’Inps. A ottobre, quando il Pd e il governo hanno presentato la bozza di Ddl che il Consiglio dei ministri dovrà ratificare entro fine gennaio per consegnarlo ai lavori parlamentari, la battaglia della freelance toscana è stata recepita dall’iniziativa governativa. Ora si torna indietro.

*** Il tumore non è uguale per tutti: la lotta per i diritti di Daniela Fregosi

Quella sui diritti dei freelance è una complicata partita a scacchi che riguarda anche le 19 professioni ordinistiche (dai giornalisti agli avvocati, fino a architetti e ingegneri). Nel nuovo testo sembra che saranno contemplati, anche se è ancora da chiarire in che modo: gli aderenti alle casse previdenziali private hanno un welfare di categoria che dovrebbe tutelarli da malattie e assisterli in caso di maternità. Tutele inesistenti per le partite Iva “non ordinistiche”, per non parlare dei precari generici. Il problema è che soprattutto gli under 45 non riescono a pagare gli alti contributi previdenziali richiesti dalle loro casse a causa del calo dei redditi prodotto dalla crisi.

Acta segnala altri due problemi nella nuova bozza: contrariamente a quanto annunciato i termini di pagamento che definiscono un abuso contro una partita Iva passano da 60 a 90 giorni. Esiste una legge che fissa a 30 guiorni il tempo massimo per il saldo delle fatture ed è sempre stata ignorata. Ora il governo lo alza a 90. Una norma che finirà per aggravare la crisi dei redditi. Il terzo cambiamento riguarda la deducibilità delle spese di formazione e accesso alla formazione permanente. Nella bozza è comparso un vincolo di accreditamento per alcuni servizi di orientamento e ricerca del lavoro. Per Acta il lavoratore dev’essere invece libero di selezionare l’ente che ritiene più utile. La bozza del governo non è ancora pronta, l’attesa cresce.