Tutto fermo. Anche in Spagna è arrivato il momento di bloccare tutto, come chiedevano da giorni scienziati e alcuni attori politici, fra cui il governo catalano. Ieri sera ancora una volta è apparso un Pedro Sánchez serio e preoccupato, annunciando che oggi ci sarà l’ennesima riunione straordinaria del Consiglio dei ministri che decreterà la misura più estrema: blocco di ogni attività produttiva non essenziale almeno fino al 9 aprile. In realtà, lo ha ammesso lo stesso Sánchez, il governo ha esitato finora a prendere questa decisione perché ha cercato di farla coincidere con la settimana santa, che in Spagna già contiene molti giorni festivi. In sostanza, il modello spagnolo è quello di Putin: vacanze forzose (e retribuite) per tutti, che però, come ha sottolineato lo stesso premier, verranno recuperate gradualmente dopo la fine dell’emergenza, aggiungendo ore ai giorni di lavoro. Insomma, una misura necessaria ma presa timidamente e cercando il più possibile di non compromettere l’economia.

ANCORA UNA VOLTA i messaggi che arrivano dall’esecutivo sono in parte contraddittori: da un lato stamattina il volto ormai noto di Fernando Simón, direttore del Centro di coordinazione delle allerte e emergenze sanitarie, che mentre annunciava il quotidiano bollettino di guerra (+832 vittime in 24 ore, il record finora, per un totale di 5.700 morti; 72mila contagiati ufficiali, 40mila ricoverati, di cui 4600 in unità intensive), rassicurava, pur con cautela, dicendo che «stiamo arrivando al picco di questa curva che tanto ci preoccupa»; e dall’altro un presidente del governo che annuncia che «per ridurre la pressione sui pronto soccorso e sulle unità intensive» si devono prendere misure «dure ed energiche». Il picco di ricoveri dovrebbe arrivare «alla fine della prossima settimana».

Le misure erano nell’aria: proprio come in tutti gli altri paesi, gli ospedali e il personale sanitario sono sotto pressione. I principali nosocomi stanno allestendo in fretta e furia zone extra per poter accogliere nuovi posti letto. Dopo quella di Madrid, anche Barcellona ha predisposto la propria zona Fiera con questo scopo (2.000 letti), che si aggiunge alle palestre e agli ospedali di campagna preparati dall’esercito per poterci mandare i malati meno gravi. Gli indipendentisti ormai non criticano più l’impiego dell’odiato esercito spagnolo.

LA POLEMICA della settimana è per l’arrivo di uno stock di test rapidi difettosi acquistata dalla Cina attraverso un fornitore spagnolo ancora anonimo che il governo ha dovuto rimandare al mittente, ritardando ancora l’annunciato inizio della strategia per fare più test.

Intanto, il governo della Comunità di Madrid, che continua a essere il centro del fuoco di contagi, ha deciso che smetterà di fare i test ai malati che presentano «un quadro tipico» di polmonite bilaterale perché «ovvi». Ma siccome non saranno confermati, non entreranno nella statistica ufficiale. Questo, assieme a tutte le altre limitazioni (molti dei deceduti in casa o in residenze geriatriche non hanno fatto un test, e pertanto neanche loro vengono contabilizzati) fa credere a molti esperti, secondo El País, che non solo le stime dei contagiati sono molto sottostimate, ma persino il computo dei deceduti potrebbe essere più basso della realtà.

INTANTO IL GOVERNO sta (ancora) studiando misure per proteggere gli affittuari più deboli, che potrebbe approvare presto, una misura che si aggiungerà al divieto di licenziamento per il coronavirus, decretato venerdì, e a misure per rendere più agile sia l’acquisto di beni, sia la contrattazione di personale per ospedali e centri per anziani o per minori.