La ministra del Lavoro Yolanda Díaz ha siglato con i sindacati un accordo, con effetto retroattivo, per portare il Salario minimo interprofessionale a 1.000 euro netti per 14 mensilità. Si tratta di soli 35 euro in più rispetto alla quota fissata nel 2021, ma per arrivarci Díaz ha dovuto forzare la mano agli imprenditori, secondo i quali gli aumenti salariali «distruggono posti di lavoro» e alimentano l’inflazione.

La misura beneficerà 2 milioni di lavoratori dipendenti, riducendo la breccia di genere e concedendo respiro a chi è alle prese con i drastici rincari di bollette e prezzi al consumo. Anche se recupera l’inflazione solo in parte, l’aumento avvicina lo Smi al 60% del salario medio, come promesso dalla leader di Podemos.

Quello appena varato è il quinto dall’inizio dell’era Sánchez e ricompone la frattura con gli indipendentisti baschi e catalani apertasi con le divisioni sulla riforma del lavoro; l’aumento più consistente fu il primo – da 736 a 900 euro – quando Podemos sosteneva dall’esterno l’esecutivo socialista nato dalla mozione di sfiducia contro il popolare Rajoy.