Mentre continua il surreale rimpallo fra Londra e Mosca sulle responsabilità dell’avvelenamento con agente nervino dei cittadini russi Sergej e Julia Skripal a Salisbury, quest’ultima, riavutasi da una settimana, ha finalmente parlato. Nell’ospedale di Salisbury dove è ricoverata con il padre, la trentatreenne russa, in visita dal genitore all’epoca del duplice tentato omicidio che ha riportato l’orologio delle relazioni fra est e ovest agli anni Cinquanta, ha rilasciato alla polizia britannica una dichiarazione. «Mi sono risvegliata da una settimana e sono felice di poter dire che la mia energia cresce ogni giorno. Ringrazio per l’interesse nei miei confronti e per i messaggi di augurio ricevuti».

Dopo aver espresso gratitudine alla cittadinanza e al personale medico di Salisbury per l’aiuto e l’assistenza prestati a lei e a suo padre, Skripal ha aggiunto: «Sono certa comprenderete che tutto l’accaduto è in qualche modo disorientante e spero rispetterete la mia privacy e quella della mia famiglia nel periodo di convalescenza».
Una richiesta ambiziosa, vista la tensione internazionale scatenatasi attorno al fattaccio, con tanto di reciproche espulsioni di personale diplomatico. Al punto che una sua (presunta) conversazione telefonica con la cugina Viktoria in Russia è stata trasmessa dalla Tv di stato. In essa la giovane rassicura la cugina. «Va tutto bene», le dice, sperando di poter essere dimessa presto dall’ospedale, che anche il padre Sergej sta meglio e che nessuno di loro ha sofferto danni irreparabili alla propria salute. Russia-1 non ne ha confermato l’autenticità.

Nel frattempo ieri, in un’affollata conferenza stampa, l’ambasciatore russo a Londra ha dimostrato quanto le due capitali siano ai ferri corti. «Abbiamo molti sospetti sulla Gran Bretagna», ha detto Aleksander Yakovenko, restituendo al mittente le accuse sulla responsabilità della Russia di cui la premier May e i suoi scudieri Johnson (Esteri) e Williamson (Difesa) si sono detti assolutamente certi. Salvo poi essere smentiti dagli stessi esperti di Porton Down, il laboratorio militare governativo specializzato in sostanze tossiche, che pur sotto pressione si sono rifiutati di garantire la provenienza russa della sostanza killer noviciok.

«Ci sono almeno venti Paesi, alcuni dei quali avanzati, in grado di produrlo» ha detto Yakovenko, basta che abbiano la tecnologia necessaria. E per poi rincarare la dose: «Negli ultimi dieci anni qui sono morti tanti cittadini russi in circostanze davvero strane», riferendosi, tra gli altri, al famigerato caso Litvinenko, l’ex spia dissidente e nemico personale di Putin della cui eliminazione – a mezzo radioattivo, nel 2006 in pieno centro della capitale britannica – Londra considera responsabili due cittadini russi, uno dei quali, Andrej Lugovoj, attuale membro della Duma. L’ambasciatore ha poi reiterato la richiesta di accesso consolare alle vittime, si è detto lieto delle notizie sulla salute dei due sopravvissuti e ha offerto assistenza ufficiale a una prossima a visita agli infermi di Viktoria. A questo proposito, il ministero degli Esteri britannico ha ribattuto che sarà a discrezione della stessa Julia Skripal se accettare o no la visita del console russo.

Dopo il rifiuto, mercoledì all’Aja, alla richiesta sino-russa presso l’Opcw di istituire una commissione internazionale congiunta per investigare l’accaduto, Yakovenko ha per l’ennesima volta invitato la Gran Bretagna a rendere pubblico il materiale dell’inchiesta in corso. Lo stesso Opcw renderà noti i risultati delle analisi la prossima settimana.