La crescita dei casi di covid-19 in Canada e Italia è iniziata con cifre comparabili, anche se in Canada il virus ha cominciato a diffondersi dopo una ventina di giorni rispetto all’Italia. Dati recenti però vedono in Canada molti meno casi che in Italia, anche considerando la differenza temporale. In Canada i casi sono oltre 18mila con poco meno di 400 morti.

In particolare, la diffusione tra uomini e donne è pari e la maggior parte delle persone che contrae il virus appartiene alla classe lavoratrice, con un’età tra i 30 e i 60 anni, anche se i casi più gravi riguardano persone oltre i 70 anni. Il fatto che il Canada conti la metà della cittadinanza italiana non ha un impatto sui numeri.

Quello che avrebbe fatto la differenza, secondo gli esperti, è stata la rapidità di reazione alla diffusione della pandemia, dovuta a due motivi principali : l’esempio dei provvedimenti adottati in Italia, primo paese occidentale a diventare epicentro della pandemia, e le misure messe a punto nel 2003, dopo l’epidemia di sars, in cui il Canada fu l’unico paese non asiatico a registrare vittime. Il governo canadese ha perciò sviluppato un piano su alcuni punti basati sull’esperienza acquisita con la sars, come collaborazione tra i livelli di governo, flessibilità, rispetto dei valori etici.

Basandosi su questi principi, il primo ministro Justin Trudeau già alla fine di gennaio aveva creato un gruppo di risposta al coronavirus e il 5 marzo una commissione di gabinetto. C’è da aggiungere che il Canada ha un sistema di sanità pubblica molto efficiente, regolato dalle singole province. Appena si è capito che i casi non erano più solo legati a chi tornava da un viaggio, sono cominciati i tamponi a tappeto, ma solo sulle persone che mostravano i sintomi del coronavirus.

Intorno al 20 marzo, per i risultati dei tamponi bisognava ancora attendere fino a due settimane, oggi arrivano in tempi molto più rapidi.

La sensazione è però che il numero dei malati sia molto più alto di quello riportato dai dati ufficiali.

Qualche giorno fa, David Williams, direttore responsabile della Sanità della provincia dell’Ontario, per limitare la crescita ha chiesto un approccio più aggressivo nel tracciare la diffusione del virus. “Tracciare i contatti – ha dichiarato Williams – comporta un delicato lavoro investigativo: occorre ripercorrere tutti i passi dei pazienti affetti da covid-19 e scoprire con quali persone siano stati in contatto”. Anche la dottoressa Tina Park, direttore esecutivo del Canadian Centre for the Responsibility to Protect presso la Munk School of Global Affairs di Toronto, ha dichiarato che si dovrebbe fare di più per rintracciare, isolare e fare il test a chiunque sia stato in contatto con persone che hanno contratto il virus.

Il problema però in questo caso mette in gioco la privacy degli individui. Anche in Canada, come in altre democrazie occidentali, la questione della privacy viene considerata al primo posto nel contesto dei tracciamenti. Per mettere a tacere le polemiche, alcune aziende e ricercatori del campo stanno sviluppando un software che consenta agli utenti di poter scegliere se condividere i propri dati.

L’istituto di ricerca Mila, a Montreal, in Québec, la provincia più colpita del Canada, ha creato un’app per gli smartphone. Valérie Pisano, Presidente del Consiglio di Amministrazione del Mila, ha spiegato che al momento si ritiene debbano essere i singoli individui a poter decidere se scaricare l’applicazione e condividere i dati relativi alla propria posizione. L’app dovrebbe essere completata a breve, con il sostegno del governo del Québec e quello federale. “A questo punto si tratta di salvare vite umane – ha dichiarato invece Park – e la gente deve capire che rinunciare alla libertà individuale e ad alcuni dati personali in tempo di crisi potrebbe salvare molte persone”.

In Canada in caso di crisi sanitarie, esiste una legislazione specifica, secondo cui le leggi sulla privacy rimangono in vigore, ma non possono rappresentare una barriera alla condivisione di informazioni importanti. Poiché la gestione della sanità in caso di crisi deve coinvolgere tutti i livelli di governo, è complesso gestire la legislazione sulla raccolta di informazioni personali, definita da una varietà di approcci e dettagli.

In caso di emergenze pubbliche, esistono comunque degli emendamenti. Per esempio, se un’istituzione sospetta che il virus covid-19 sia stato diffuso o contratto nel posto di lavoro, si consiglia che l’autorità sanitaria responsabile venga contattata per condurre tutti i necessari tracciamenti del contatto.

Anche Google sta diffondendo i dati sugli spostamenti dei canadesi, per aiutare i politici e le autorità sanitarie nella risposta alla pandemia e verificare se la gente rispetta isolamenti e distanza fisica. In particolare, Google Maps ha reso pubblici dati anonimi per mostrare l’affollamento in determinate aree, per identificare quante persone siano presenti nello stesso momento.

Google ha anche diffuso i dati percentuali degli spostamenti dell’ultimo mese, che rispetto a quello precedente hanno mostrato una diminuzione della frequentazione di ristoranti, grandi magazzini, bar, musei, cinema e biblioteche del 59%, farmacie e supermercati del 35%,  parchi del 16%, viaggi al posto di lavoro del 44% e un aumento del 14% delle persone nelle case.