L’annuale rapporto dell’Istat sulla povertà in Italia rileva che il 9,4% – quasi un cittadino ogni 10 – è povero assoluto. Non raggiunge, cioè, una soglia di reddito sufficiente per acquisire un paniere di beni e servizi minimo. La soglia sotto la quale vivono queste persone – nella piramide dei redditi – va da chi mette insieme le poche risorse disponibili fino a chi tocca la base del triangolo, il fondo, e vive in strada, nella povertà più radicale.

RICORDIAMO CHE questa soglia è un valore monetario mobile calcolato a seconda del numero dei membri del nucleo familiare e della zona geografica di residenza.

Se, a esempio, prendiamo un single, si va da una cifra media mensile di 576 euro per chi risiede in un piccolo comune del sud Italia, per arrivare agli 852 euro di chi vive nel centro di una città del nord. Attualmente l’importo medio mensile per un beneficiario del Reddito di cittadinanza (Rdc) è 565 euro. Dunque le cifre – che a detta di qualcuno sono del tutto sproporzionate e indurrebbero al nullafacentismo statale, al divanismo sociale sussidiato – non sono poi così incoerenti.

Altro discorso è poi l’esistenza di forme di vita economica parallela, come il lavoro in nero o altro. Ma qui andiamo oltre la legge e oltre le competenze del RdC: forse dovremmo parlare di mercato del lavoro, di politiche dei redditi e del welfare. La povertà ha, drammaticamente, una sua logica e parlare di cifre e di dati aiuta ad impostare il ragionamento in modo razionale, senza ideologismi e con attenzione alla realtà.

TRA QUESTI DATI vi è anche la questione degli stranieri. Nel report Istat si vede che l’incidenza della povertà sale da 1 a 3: ogni 3 stranieri, uno è povero assoluto. Con questi dati, come si fa ad accettare che il RdC sia erogabile solo a favore di chi vive in Italia da almeno 10 anni? Chi è arrivato qualche anno fa, fa i lavori precari che ben conosciamo – e che si sono rivelati così utili in questo periodo – e che paga regolarmente le tasse italiane. Perché non ha diritto?

E ancora le famiglie. I dati ci dicono che peggiora la condizione delle famiglie con maggior numero di componenti: per i nuclei a 2 l’incidenza è del 5%, per i nuclei con 5 o più componenti schizza al 22%. E allora, perché rimane invariata la scala di equivalenza che presiede il meccanismo di definizione dell’importo del RdC? È una scala che avvantaggia soprattutto i single, non le famiglie numerose.

IL RDC PUÒ INTERVENIRE sulle conseguenze, non sulle cause. Se vogliamo andare nel profondo della povertà, allora dobbiamo intervenire sulle radici dove nasce e prospera, sui sistemi che possono incidere di più. Per esempio realizzare una solida infrastruttura di welfare locale è una mossa molto utile, tanto quanto un valido sistema di politiche attive del lavoro.

Poi, certamente, bisognerà intervenire anche sul RdC che, così com’è, non è del tutto efficace e non è neppure del tutto efficiente, visti i casi di erogazione impropria (in base ai dati 2020 valgono circa l’1% di soldi “sottratti” al pubblico erario per un totale di circa il 3% dei beneficiari).

Attualmente, nel 2022, sono oltre 3,4 milioni i beneficiari. Molti. Però, riprendendo il report Istat, osserviamo che i poveri assoluti sono 5,6 milioni. Un dato altrettanto altissimo. D’altra parte dopo una crisi economico-finanziaria c’è stata una pandemia, e dopo è arrivata la guerra.

Stiamo studiando il dato sulla povertà energetica, ma è evidente che l’aumento del prezzo del gas, del petrolio, del grano e di tutto quanto dipende da queste risorse non andrà in contro-tendenza, semmai rafforzerà le dinamiche più negative della povertà.

ECCO PERCHÉ SOLLECITIAMO l’apertura di un dibattito pubblico competente ed eticamente attento a comprendere le dinamiche sociali più distruttive. Un vero dibattito politico, basterebbe dire. E siamo speranzosi, perché in tutti questi anni abbiamo incontrato persone che hanno sostenuto la causa dei poveri, che ci hanno messo la volontà politica per cambiare la situazione, che hanno pensato e agito perché sì, vedrai che cambierà.

L’autore è Portavoce nazionale di Alleanza contro la povertà in Italia