Chi pensava di avere una classe dirigente che dell’ambiente se ne infischia, o chi credeva che di conflitto di interessi è impastata quella medesima classe dirigente, da ieri può tirare un sospiro di sollievo. I nostri politici hanno molto a cuore l’aria che respiriamo nelle nostre asfissianti città, e sul conflitto di interessi sono pronti a combattere come un sol uomo.

Ci voleva la discussione sulla Tav in Commissione Trasporti, a Montecitorio, per assistere a due ore di un atto unico dell’assurdo, con deputati della destra e del Pd che contestavano l’economista Marco Ponti, il capo del gruppo che ha condotto lo studio costi-benefici sulla grande opera europea del Tav.

Il professore spiegava appunto le ragioni economiche e di pubblica inutilità che consigliano lo stop alla tratta Torino-Lione, le opposizioni (in questo caso Lega compresa) raschiavano gli specchi nel tentativo di confutare il verdetto del professore. Abituati alla maleducazione di dare sulla voce a chi sta parlando, gli onorevoli rappresentanti del popolo interrompevano l’esposizione con fantozziane battute da talk-show («smetta di prenderci in giro», «le sue sono supercazzole»…).

[do action=”citazione”]Sono volate accuse di conflitto di interessi con società autostradali, salvo sentirsi rispondere dall’interessato che è in causa proprio con una società del settore che gli chiede 2 milioni di euro (non esattamente un segno di amicizia).[/do]

Lo indicavano come colpevole di mettere nella casella dei costi il beneficio del risparmio di Co2, salvo essere messi di fronte alle nude proporzioni di una riduzione molto piccola delle emissioni a fronte di una spesa molto grande che, tra l’altro, per deturpare la vallata, di inquinamento ne produrrebbe in abbondanza. Qualcuno più avveduto ha provato a girare la frittata: di fronte alla constatazione del poco (e sempre meno) traffico sulle Alpi del nordovest (negli ultimi anni le vie più battute sono i collegamenti con il nordest europeo), il deputato Piero Fassino ha spiegato che se poi si fa la struttura, siccome la funzione crea l’organo, improvvisamente la rotta deserta diventa miracolosamente trafficata. Se queste sono le obiezioni del parlamento a favore del mega-appalto transalpino stiamo messi peggio di quel che immaginavamo.

Oltretutto Ponti ha ricordato la continuità tra il lavoro dei tecnici e le linee guida già incardinate dal predecessore di Toninelli, l’ex ministro Delrio, promotore dello studio su costi e benefici dell’opera. Naturalmente una relazione di esperti non decide niente, tocca alla politica concludere se fermare i lavori o procedere, ma con maggiore trasparenza perché sulla base di elementi concreti sottoposti a giudizio.

PS: L’audizione di Ponti è stata di grande interesse e utilità, consiglierei a chi se l’è persa di riascoltarla (grazie alla sempre meritoria Radio radicale). Anche perché chi volesse capirci qualcosa leggendo i giornali si troverebbe in seria difficoltà: tranne il manifesto e Il Fatto sono tutti pro-Tav.