Diciassette associazioni di insegnanti e comitati impegnati nella lotta contro il progetto di autonomia differenziata e regionalizzazione dell’istruzione volute dal governo Lega-Cinque Stelle hanno chiesto ai sindacati Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda di «annullare l’intesa» stretta con il premier Conte e il ministro dell’Istruzione Bussetti nella notte tra il 23 e il 24 aprile scorso, in particolare sul quarto punto che riguarda la regionalizzazione-autonomia. L’«associazione nazionale per la scuola della repubblica» la «Lipscuola», gli Autoconvocati della scuola, il Coordinamento per la democrazia costituzionale, l’Officina dei saperi, la Scuola e costituzione Bologna, tra gli altri, chiedono di «riprendere la discussione con tutto il tavolo unitario» a partire dal 2 maggio e di confermare lo sciopero generale della scuola e la manifestazione nazionale prevista il 17 maggio «sospesi» dai sindacati in seguito all’accordo che prevede anche un aumento stipendio «a tre cifre» (si vocifera 100 euro). Cobas Unicobas e Anief hanno mantenuto la data. Usb sciopererà il 10 maggio.

«La sospensione dello sciopero ci ha sorpreso proprio nel momento in cui la mobilitazione per il “No” a qualunque progetto di regionalizzazione dell’istruzione stava crescendo in tutto il paese, mentre assemblee e conferenze di centinaia di persone si riunivano, con comitati di preparazione allo sciopero si costituivano – sostengono i promotori – All’intesa sono seguite reazioni di spaesamento che indeboliscono la nostra comune iniziativa. Peraltro, qualunque impegno possa avere assunto il governo, se non è seguito dall’immediata rettifica del Def non può essere credibile. Non c’è dubbio, ci troviamo di fronte ad un accordo molto grave».

Dopo l’intesa i sindacati hanno sostenuto la volontà di proseguire la raccolta delle firme a contrasto di ogni progetto di regionalizzazione del sistema dell’istruzione. Dal governo hanno ottenuto l’impegno di mantenere «l’unità e l’identità culturale del sistema di istruzione e ricerca» e «uno stesso contratto collettivo». Un’intenzione ribadita ieri dal vicepremier ministro del lavoro e sviluppo Di Maio, pur senza citare l’accordo con i sindacati salutato dal premier Conte come «la fase due del governo». Per l’altro vicepremier Salvini la revoca dello sciopero è stata «un successo». Rassicurazioni ritenute insufficienti perché nell’intesa «non c’è traccia del valore legale dei titoli di studio, sulla questione gravissima dei fondi e del “residuo fiscale”».

Per i promotori dell’appello il governo ha convocato d’urgenza i sindacati per gli effetti che lo sciopero avrebbe avuto sulle elezioni europee previste il 26 maggio. «Non è forse per il timore che il mondo della scuola, e dietro esso l’intera popolazione, cominciasse a prendere coscienza dei reali progetti micidiali di questo governo?» domandano le associazioni.