Sciopero generale, la miccia della protesta è stata accesa dalla scuola
Il caso Pax draghiana in confusione. Contro la legge di bilancio, il 19 novembre gli studenti in piazza in 80 città. Il 24 novembre quattro tra i maggiori sindacati della scuola (Flc Cgil, Uil, Gilda, Snals, non la Cisl) hanno indetto lo sciopero della scuola che si terrà venerdì 10 dicembre. Ci saranno anche Cobas e Cub. E il 16 dicembre quello generale di Cgil e Uil.
Il caso Pax draghiana in confusione. Contro la legge di bilancio, il 19 novembre gli studenti in piazza in 80 città. Il 24 novembre quattro tra i maggiori sindacati della scuola (Flc Cgil, Uil, Gilda, Snals, non la Cisl) hanno indetto lo sciopero della scuola che si terrà venerdì 10 dicembre. Ci saranno anche Cobas e Cub. E il 16 dicembre quello generale di Cgil e Uil.
- Pax draghiana in confusione. Contro la legge di bilancio, il 19 novembre gli studenti in piazza in 80 città. Il 24 novembre quattro tra i maggiori sindacati della scuola (Flc Cgil, Uil, Gilda, Snals, non la Cisl) hanno indetto lo sciopero della scuola che si terrà venerdì 10 dicembre. Ci saranno anche Cobas e Cub. E il 16 dicembre quello generale di Cgil e Uil.
La miccia dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil il 16 dicembre che ha scompaginato la pax draghiana è stata accesa il 24 novembre quando quattro tra i maggiori sindacati della scuola (Flc Cgil, Uil scuola, Gilda e Snals, non la Cisl scuola) hanno indetto lo sciopero generale che si terrà venerdì prossimo 10 dicembre. Alla mobilitazione hanno aderito anche Anief, Cobas e Cub Sur, i sindacati Fisi e Sisa. Sono previste manifestazioni a Roma (da Piramide al Ministero dell’Istruzione in viale Trastevere), Napoli in piazza del Gesù, Torino in corso Vittorio Emanuele II, Catania in piazza Roma. Lo sciopero allora si sdoppia. Il 10 viene mantenuto quello del personale e dei docenti della scuola pubblica. Il 16, a quello indetto da Cgil e Uil, parteciperanno i lavoratori dell’università, degli istituti Afam, ricerca, scuole non statali e formazione professionale. Il tutto è stato preceduto, e introdotto, da una giornata nazionale di mobilitazione degli studenti medi il 19 novembre scorso:
***150 mila studenti in piazza contro il governo del Bla bla bla
«Dopo due anni di retorica sulla scuola pubblica il governo Draghi ha fatto una scelta molto precisa nella legge di bilancio: disinvestire sui docenti e il personale. C’è un divario di 350 euro mensili da colmare ma la legge di bilancio da 33 miliardi prevede poco più di 10 euro a testa in aggiunta agli 87 già stanziati. Una tendenza che va avanti da almeno 15 anni, ma che ora è ancora più insopportabile e ingiusta dopo due anni di pandemia» ha detto a Il Manifesto Francesco Sinopoli (Flc Cgil). «La nostra categoria è vittima da anni di un impoverimento costante che grida vendetta» ha detto ieri Rino Di Meglio (Gilda). «Anche questo esecutivo prosegue nell’attacco al diritto all’istruzione e ai lavoratori della scuola e, nonostante l’enorme disponibilità di fondi europei, fa proposte salariali ridicole e offensive, non rinnova il contratto scaduto nel 2018 e con stipendi sostanzialmente fermi al 2008, nonostante un diffuso precariato del 15% del personale». «Manca la riduzione strutturale del numero di alunni/e per classe. Non ci sono reali interventi sulla sicurezza. Vara provvedimenti assurdi con i quali allenta le misure anticovid nelle scuole (distanziamenti, tracciamenti, quarantene) e impone la vaccinazione obbligatoria a una categoria che è già vaccinata al 95% che lavora in presenza con una massa di persone, studenti e studentesse, non vaccinate né controllate» sostengono Cobas e Cub sur.
Ieri Flc Cgil, Uil, Gilda e Snals hanno incontrato alcuni esponenti del Pd, oltre quelli di Italia Viva. I politici si sono impegnati a presentare emendamenti in manovra per ripristinare il contingente Ata nell’«organico Covid» e aumentare i fondi per il contratto. Un «confronto franco e diretto» lo hanno definito i sindacati. Al Pd e ai suoi alleati è stata fatta osservare l’incoerenza e la mancanza di rapporto con la realtà, ma sempre all’avanguardia nella rivoluzione neoliberale dell’istruzione.
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