Rivuole indietro tutti i privilegi, anzi li pretende visto che ieri ha depositato al tribunale amministrativo di Berlino la denuncia contro l’intero Bundestag. A cominciare dall’ufficio privato che la Repubblica federale garantisce a tutti gli ex cancellieri e dal mega-staff personale che l’anno scorso è costato 418.541 euro alle casse pubbliche, entrambi tagliati dal Parlamento.
Gerhard Fritz Kurt Schröder, ex leader della Spd appena graziato dall’espulsione dal partito, fa parlare l’avvocato Michael Nagel incaricato di recuperargli gli onori istituzionali dopo che la reputazione non solo politica è andata a rotoli con l’invasione dell’Ucraina dell’«amico» Putin.

Uomo sul libro paga di Gazprom con stipendio annuo di 250 mila euro, come del colosso petrolifero Rosfnet che ne elargisce ulteriori 600 mila (sempre su invito diretto di Vladimir Putin), da anni Schröder è il terminale tedesco del gasdotto Nordstream-2: il ponte energetico fra Berlino e Mosca definitivamente distrutto dal veto a operare calato dall’Agenzia delle Reti su input del governo.
Accusato pubblicamente di intendenza con il “nemico”, Schröder rimane fonte di imbarazzo generale dal presidente della Repubblica fino ai militanti Spd, passando per l’ex cancelliera Merkel che ha tutt’altro che ostacolato ciò che fino a ieri era l’affare del gas russo a basso prezzo. Coperto, per l’appunto, dalla caratura politica di Schröder, socialdemocratico business-oriented come suggerisce il soprannome politico «Der Genosse der Bosse» («il compagno dei padroni») rispolverato dal Rheinische Post. Ancora meglio lo stratosferico patrimonio personale accumulato negli anni dal padre dei sussidi “Hartz IV”: 20 milioni di euro è la stima per difetto che fa dimenticare i 7 spesi dall’erario da quando ha lasciato la carica di cancelliere e i 8.300 mensili di pensione istituzionale. «Ha perso il senso della decenza, eppure nella Spd gli danno ancora il benvenuto. In ogni caso come lobbista non rappresenta gli interessi tedeschi» è l’indignazione-frecciata del segretario generale Csu, Martin Huber con la domanda: «Per fare questo lavoro, Schröder vuole i diritti speciali a spese del contribuente?».

Sulla carta, i privilegi come ex cancelliere sono dovuti «in base agli obblighi continuativi della carica istituzionale» come recita la norma interpretata dai deputati della commissione bilancio con il taglio dell’assegno pubblico al manager di Gazprom. «Schröder fa esattamente il contrario: agisce quotidianamente contro la Germania» ribadiscono dai banchi della maggioranza i liberali difendendo la decisione del Bundestag. Mentre il governo Scholz ufficialmente neppure nomina l’ex cancelliere nella replica sollecitata dai giornalisti: «In linea di principio in caso di controversia il ricorso in tribunale è facoltà di tutti i cittadini», è la risposta del portavoce Steffen Hebestreit scandita ieri in conferenza stampa.

Sempre in teoria, per Schröder sembrano ben poche le possibilità di riottenere la sua «dispensa istituzionale», almeno a sentire gli esperti legali del Parlamento. All’epoca del taglio dei benefit la commissione bilancio si era ben guardata da incardinare la cancellazione con la sua attività a favore di Gazprom e Rosfnet o con la posizione filo-russa sull’invasione dell’Ucraina.
Lo sa bene Schröder, non a caso impegnato a cucirsi addosso la nuova veste di ambasciatore di pace portatore dei messaggi distensivi del Cremlino che – assicura l’ex cancelliere – coincidono con l’interesse nazionale della Bundesrepublik.