Ieri al telefono con il presidente turco Erdogan, Zelensky ha chiesto apertamente di non permettere il passaggio alle navi militari russe dagli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Richiesta non ancora esaudita.

La convenzione di Montreux del 1936 dà una serie di diritti alla Turchia nella gestione del mare interno di Marmara e dei due stretti in merito al passaggio delle navi sia in tempo di pace che di guerra. Venerdì a dare una spiegazione era stato il ministero degli esteri turco Cavusoglu: Ankara non può negare il rientro delle navi russe nel mar Nero.

Sin dall’inizio del conflitto armato in corso, la Turchia ha deciso di prendere la parte del governo ucraino. Già il primo giorno, il 24 febbraio, Erdogan ha deciso di interrompere la sua visita in Senegal e rientrare in Turchia per analizzare la situazione. Poche ore dopo è stato convocato, con urgenza, il vertice di sicurezza con il ministro degli Esteri, quello della Difesa nazionale, il capo di stato maggiore e il capo dei servizi segreti.

Alla fine di quest’incontro il governo si è espresso per la prima volta pubblicamente con Kiev: «Condanniamo l’intervento militare della Russia e teniamo all’integrità territoriale dell’Ucraina. La pace e la serenità sono essenziali per la zona in cui ci troviamo».

La posizione di Ankara non è una novità. Già il 3 febbraio Erdogan si era recato a Kiev per incontrare il suo omologo. Oltre a comunicare pubblicamente il suo appoggio al governo ucraino il presidente turco aveva proposto di aprire una fabbrica, sul territorio ucraino, per costruire i droni armati turchi, già venduti in quantità elevata all’Ucraina.

La questione dei droni in passato aveva suscitato le reazioni amare di Mosca. Oltre a questo accordo firmato tra i due presidenti, sono stati siglati altri otto accordi commerciali.

Il rapporto commerciale, militare e turistico tra Kiev e Ankara ultimamente è in forte crescita. L’obiettivo fissato nell’ultimo incontro prevedeva per il 2023 un volume commerciale pari a 7,5 miliardi di dollari. La Turchia ogni anno ospita circa 10 milioni di turisti ucraini sul suo territorio e compra una serie di prodotti alimentari basilari dall’Ucraina, come il grano e l’olio di girasole.

A tutto questo va aggiunta anche la collaborazione nei campi militare e energetico. Anche per l’Ucraina la Turchia è un partner molto importante: nel 2020 l’investitore numero uno in Ucraina erano le aziende turche con un fatturato pari a 400 milioni di dollari.

Un avvicinamento, quello avvenuto in questi ultimi anni, dovuto anche ai problemi di sicurezza che affrontano le minoranze turcofone presenti in Crimea. La preoccupazione è in crescita soprattutto da quando la Russia l’ha occupata nel 2014.

I messaggi di solidarietà verso Kiev sono stati lanciati anche da altri esponenti del governo. Il ministro Cavusoglu ha sottolineato, il 24 febbraio, che l’intervento armato della Russia è inaccettabile e a livello internazionale dovrebbero essere prese tutte le misure necessarie. Mentre Erdogan ha invitato gli alleati della Nato a fare in fretta tutto il necessario per fermare l’intervento di Mosca.

L’alleanza strategica, militare e economica tra Kiev e Ankara e il coinvolgimento della Turchia nella Nato la pone in una posizione difficile, quasi impossibilitata a sostenere le politiche russe. A tutto questo va aggiunta la forte crisi economica in cui si trova il paese e quella politica del governo. Non ci stupisce la posizione solidale di Ankara nei confronti di Kiev, la stessa posizione della Nato.