Il parlamento che già fibrilla in vista delle elezioni, e segue annoiato l’iter della legge di bilancio che procede sicura sui binari dell’austerità dovrà decidere entro fine anno se ratificare – o no – il «Fiscal Compact», il trattato che ci obbligherà a venti anni di tagli per riportare il rapporto debito-Pil al 60%. I pronostici sono aperti, l’esito è scontato. La durezza dell’austerità è stata ricordata ieri da Sbilanciamoci che ha presentato la XIX edizione della sua «contro-manovra» alla Camera.

LA MANOVRA DEL GOVERNO è soggetta al capestro della sterilizzazione dell’aumento dell’Iva – un’imposta regressiva da 15,7 miliardi di euro che colpisce i consumi ed è pagata ugualmente da ricchi e poveri e copre la maggior parte del bilancio (20,4 miliardi ). Per tutto il resto sono «briciole» in un atto poco più che formale soggetto alla vigilanza commissariale dell’Europa. Anche l’ultima legge di bilancio della legislatura è ispirate dalle politiche «lato offerta», dovute da un devastante errore di prospettiva: in Italia è la domanda a mancare. Tutto ha bisogno questo paese che una politica dell’offerta con bonus a pioggia e sgravi alle imprese che incassano e non producono occupazione stabile, investimenti e innovazione. Nel corso degli anni, questa impostazione ha contribuito all’aumento delle diseguaglianze e della povertà e a uno spostamento di ricchezza pubblica verso il capitale. In questo scenario di corsa verso il basso – bassi salari, alta precarietà, l’85% dei nuovi contratti dura al massimo sei mesi – Sbilanciamoci spiega l’inadeguatezza della «legge per i poveri» definita «reddito di inclusione» (ReI). Ne sottolinea la novità – mai prima del decimo anno della crisi qualcuno si è accorto della crisi sociale presente nel nostro paese – ma anche il limite strutturale.

IL «REI» È INADEGUATO per coprire le esigenze di 1,7 milioni di famiglie, oltre 4 milioni di «poveri assoluti», e ha stanziamenti minimi. Poco più di un miliardo all’anno, mentre per Sbilanciamoci ne servirebbero «11,1 miliardi» all’anno per una misura veramente universalistica, e non assistenzialistica e pauperistica come quella adottata dal governo. C’è anche un’incognita. Le risorse dovrebbero aumentare nei prossimi anni. E se a Palazzo Chigi, tra quattro-cinque mesi, si troverà un altro esecutivo con idee diverse?

LA STESSA INCOGNITA riguarda tutti gli impegni di spesa le cui ricadute dovrebbero avere le prime ricadute dal 2019 in poi. Come i 100 milioni per la «mobilità sostenibile»: spalmati dal 2019 al 2033. Per il 2018 sembra che ci sia zero. Al governo credono nella vita eterna dei pendolari.

LA CONTRO-MANOVRA di «Sbilanciamoci» ha un valore di 44,2 miliardi ed è articolata in 111 proposte mirate al pareggio. Tra le proposte l’abolizione del super-ticket, un alleggerimento fiscale di un punto percentuale per i redditi fino a 28mila euro, a fronte dell’aumento per gli scaglioni successivi; l’imposizione di una tassa «vera» sulle transazioni finanziarie; l’assunzione di 20mila ricercatori e un milirdo per il diritto allo studio.

DALLA DEPENALIZZAZIONE e dalla tassazione della cannabis potrebbero arrivare, si legge nello studio, fino a 3,2 miliardi di euro, provenienti dalle imposte, e 600 milioni di minori spese in sicurezza, in questo modo 200 milioni potrebbero essere investiti in prevenzione e per i servizi territoriali. Prevista anche una maggiore tassazione dei beni di lusso o dannosi per 2,3 miliardi. Numerose le proposte per lo sviluppo ecosostenibile. Tra l’altro la modifica delle tasse sulle auto, legate all’emissione di Co2 produrrebbe entrate per 500 milioni all’anno.