L’idea di istituire un passaporto vaccinale, su cui oggi si interroga l’Europa, era venuta la scorsa estate a Christian Solinas, già senatore leghista e ora presidente della Regione Sardegna. A maggio del 2020 l’isola aveva zero morti e un tasso bassissimo di contagio. Zona Covid free, dunque.

Oggi è uguale, la Sardegna è zona bianca. Lo scorso anno Solinas, preoccupato dell’imminente invasione dei turisti, propose un passaporto sanitario: ingresso nell’isola soltanto per chi avesse presentato un certificato medico che attestava un tampone negativo. Non se ne fece niente, però. Addosso a Solinas saltarono un po’ tutti, dal ministro per i rapporti con le Regioni che allora era Boccia («Non si può mettere in discussione il diritto costituzionale alla libertà di movimento») agli alleati leghisti, che senza clamori, senza le reprimende pubbliche di Boccia, trovarono il modo di spiegare al governatore che loro erano contro il «terrorismo sanitario» del ministro Speranza e che per il bene delle aziende turistiche bisognava spalancare le porte ai vacanzieri. Solinas si ritirò in buon ordine. Mise da parte l’iniziale linea rigorista e fece propria la strategia aperturista più oltranzista, quella predicata da Flavio Briatore, proprietario del Billionaire, la più nota discoteca della Costa Smeralda.

Quali conseguenze sulla salute dei sardi abbia avuto questa scelta s’è visto subito dopo la chiusura, a ottobre, del gran circo delle vacanze, quando il contagio è ripartito alla grande, con una crescita rapidissima dei casi di malattia, del tasso di positività e dei morti.

Ora che s’avvicina Pasqua e un’altra stagione estiva è alle porte, siamo allo stesso punto. Con il Dpcm del 13 marzo Draghi ha consentito a chi sta nelle zone rosse di raggiungere le seconde case. La Sardegna è piena di seconde case. I proprietari risiedono soprattutto in Lombardia, un po’ meno in Piemonte, nel Lazio e nel Veneto. Tutte regioni dove l’epidemia galoppa.

Draghi ha concesso a Salvini che dalle terre leghiste del Nord ci si possa spostare verso le ville al mare. Ma di fronte a eventuali misure restrittive decise dalle Regioni questa concessione pare non valga. Tant’è che in Valle d’Aosta, in Campania e nella provincia autonoma di Bolzano i poteri locali nel giro di 48 ore dal Dpcm hanno emesso ordinanze che vietano l’accesso alle seconde case da altre parti d’Italia. Solinas, invece, no. Lui ha puntato sui controlli negli aeroporti e nei porti mediante tampone rapido. Ha emesso però un’ordinanza che ha lasciato aperta una falla enorme.

A chi sbarca nella regione, infatti, sono date due possibilità: fare subito un tampone oppure firmare un modulo in cui ci si impegna a farlo per conto proprio nelle 48 successive all’arrivo e a comunicare i risultati alla più vicina autorità sanitaria. Sono tantissimi quelli che in questi giorni stanno scegliendo la seconda opzione e controllare che rispettino quanto dichiarato nel modulo si è rivelato impossibile. E d’altra parte come potrebbe essere altrimenti se da un solo traghetto sbarcano dalle 500 alle 700 persone e tutte possono scegliere di fare il tampone nelle 48 ore successive?

Ora Solinas annuncia nuove misure per inasprire i controlli, ma l’opposizione (Progressisti e M5S) attacca: «Il presidente firmi subito un’ordinanza che impedisca gli spostamenti verso l’isola per motivi che non siano legati a quelli previsti dai decreti legge del governo, cioè le comprovate esigenze lavorative, quelle di necessità e i motivi di salute. Faccia valere l’autonomia che la Sardegna ha grazie al suo Statuto speciale».