Il Movimento 5 Stelle vola, il Partito democratico crolla, la Sardegna non fa eccezione, anzi. Nelle sfide nei collegi uninominali il M5S ha addirittura fatto cappotto: ai grillini nove eletti su nove. Per la Camera il velista Andrea Mura (primo italiano a vincere la storica regata in solitario Route du Rhum) supera l’ex governatore sardo Ugo Cappellacci di Forza Italia: 38,5% a 32,7%. L’allevatore Luciano Cadeddu vince contro il candidato del centrodestra a Oristano, Gianni Lampis: 42,2% contro 31,9%. Nel collegio di Carbonia, Pino Cabras stacca di 15 punti Viviana Lantini, candidata del centrodestra (45% a 30%). A Nuoro affermazione netta di Mara Lapia: l’avvocata criminologa è a 45,1% contro il 25,8 del candidato del centrodestra, il deputato uscente Bruno Murgia. Nel collegio di Sassari Mario Perantoni è al 44,1%, Maria Grazia Salaris (centrodestra) al 27,7. A Olbia il collegio per la Camera è andato al grillino Nardo Marino (38,8%) che ha superato Giuseppe Fasolino di Fi (36,9%). Al Senato: al nord vince Maria Vittoria Bogo (41,2%) contro Antonio Moro (centrodestra, 31,7); al centro Emiliano Fenu contro Lorenzo Palermo (43,3 a 29,3%); al sud Giovanni Marilotti contro Chiara Basciu (41,7 a 31,5).

Nel proporzionale, M5S arriva al 42,5%, il Pd precipita al 15%, Forza Italia non supera il 14 e la lega Nord, alleata con il Partito sardo d’azione, arriva al 10. Fratelli d’Italia al 4,5%. Leu a poco più del 3.

Il dato più impressionante è quello del Pd, che rispetto alle politiche del 2013 per la Camera passa da 230.000 voti a 127.000: una perdita secca di 130.00 voti, ovvero ben oltre la metà. Non va meglio alle elezioni per il Senato, nelle quali nel 2013 il Pd raccolse 234.000 voti, contro i 122.000 di domenica scorsa. Bocciati dagli elettori, non tornano in Parlamento esponenti di primo piano del partito di Renzi in Sardegna, come il presidente del Consiglio regionale Antonello Ganau e il senatore Silvio Lai.

Il risultato emerso dalle urne sarde ha una valenza particolare in considerazione del fatto che nel febbraio del prossimo anno sull’isola sono fissate le elezioni regionali. Al momento al governo della regione c’è una giunta di centrosinistra a guida Pd (il presidente è Francesco Pigliaru, docente alla facoltà di Economia di Cagliari). Il voto di domenica è, per l’esecutivo regionale, una chiarissima manifestazione di dissenso rispetto alle scelte compiute nei quattro anni di governo. Le preoccupazioni di bilancio, che hanno orientato in maniera prevalente l’azione della giunta Pigliaru, hanno finito per produrre politiche scarsamente inclusive, ancora più dure in una regione che ha dovuto sostenere il peso di una crisi economica che in alcune aree (in particolare nel Sulcis e in Barbagia) è stata devastante. Il centrosinistra sardo non ha saputo opporre alternative credibili al disfacimento di un sistema economico fondato ancora sulla prevalenza di un’industria (alluminio e petrolio) che è altamente inquinante e che, a parte buste paga sempre meno numerose, lascia in Sardegna pochissimo reddito.

Se tra un anno i risultati delle elezioni politiche saranno confermati alle regionali, la Sardegna potrebbe diventare la prima regione italiana a guida 5 Stelle. Ovvia la soddisfazione del coordinatore dei grillini nell’isola, il sindaco di Assemini Mario Puddu: «Era ciò che ci aspettavamo, non siamo sorpresi. La propensione dei sardi verso il Movimento 5 Stelle si conferma: siamo saliti di dieci punti. Siamo pronti a governare la Sardegna».