Dalla manovra del popolo a quella a tenaglia il passo è breve. Così, Matteo Salvini ha deciso di accerchiare l’alleato pentastellato con, da un lato, il controdossier Tav – fatto circolare prima di quello ufficiale di Toninelli – , e, dall’altro, la mano tesa all’odiato Macron, che il ministro degli Interni, nonché vicepremier (quasi) plenipotenziario, si è detto disponibile a incontrare.

INTANTO, IL PREMIER Giuseppe Conte fa l’equilibrista sulla Torino Lione: «Il governo ha deciso collegialmente un metodo di lavoro che per altri cantieri importanti ha portato buoni frutti, perché è il metodo migliore per tutelare gli interessi italiani. Non si tratta di fare valutazioni personali ma all’esito dell’istruttoria riunirsi e decidere collegialmente in modo trasparente, per una garanzia di decisione né emotiva né preda di valutazioni personali ma nell’interesse collettivo».

L’attesa analisi costi-benefici, completa anche del parere giuridico, sarà pubblicata la prossima settimana, salvo ulteriori posticipazioni. Dal punto di vista economico-matematico la bocciatura è chiara, nonostante manchi l’ufficialità. Per ora, è guerra di cifre e di indiscrezioni: qualche testata sostiene che il saldo tra costi e benefici sia negativo per 7 miliardi di euro, altre propendono per 6 miliardi. Il ministero dei Trasporti considera queste ricostruzioni «quantomeno imprecise». «Il risultato dell’analisi – ha commentato Marco Ponti, consulente della struttura tecnica di missione del ministero guidato da Toninelli – sarà un risultato chiaro, non ci saranno dubbi, nei limiti della tecnica che abbiamo utilizzato. Noi crediamo di aver fatto un buon lavoro professionale confortati da molti supporti. Poi, dire che questa sia la “verità evangelica” non è da studiosi seri».

IERI, IL SINDACO DI MILANO Giuseppe Sala ha riferito, invece, uno scambio di battute sul tema avuto con la commissaria Ue ai trasporti Violeta Bulc: «È stata molto chiara, l’Italia farà quel che vorrà, ma nel momento in cui formalmente rinuncia alla Tav i fondi verranno immediatamente redistribuiti».

E mentre i dissidi tra i due alleati gialloverdi acquisiscono un’eco internazionale circolano le cifre del controdossier salviniano a favore dell’opera. Si riferiscono alla tratta transfrontaliera condivisa da Italia e Francia, da Saint-Jean-de-Maurienne a Susa, e per buona parte composta dal tunnel di base del Moncenisio che per soli 12,5 chilometri percorre il territorio italiano rispetto a un totale di 57,5 chilometri. Secondo il documento sponsorizzato dalla componente leghista dell’esecutivo la tratta costerebbe all’Italia 2,9 miliardi di euro, ricalcando più o meno le cifre diffuse negli ultimi anni dai Sì Tav. Fermare l’opera potrebbe, invece, comportare allo Stato spese da un minimo di 2,8 miliardi a un massimo di 4,1 miliardi, comprensivi di penali, rimborsi a Ue e a Francia e costi di ripristino.

MA, FINCHÉ NON VERRÀ depositato il documento ufficiale, continueranno ad accavallarsi cifre confuse. In realtà, in base ai documenti ufficiali, sappiamo già sufficientemente orientarci relativamente ai costi della tratta transfrontaliera. Nel 2017, una delibera del Cipe ha ricalcolato la spesa totale del tratto transfrontaliero della Torino-Lione alla luce dell’aumento del costo delle materie prime e dell’inflazione: si tratta di 9,6 miliardi di euro da suddividere tra Roma, Parigi e Bruxelles.

L’accordo, siglato nella capitale italiana alcuni anni prima, ripartiva le percentuali a carico di Francia (42,1%) e Italia (57,9%), escludendo l’impegno dell’Unione Europea valutato successivamente nell’ordine del 40%: un ammontare certificato nel 2012 a 3,4 miliardi che, però, non varia, né si aggiorna, nel tempo. Grazie ai contributi previsti dall’Ue, i 5,5 miliardi di euro a carico dell’Italia si ridurrebbero a circa 3,5 miliardi. Non esiste, inoltre, alcun accordo internazionale sottoscritto dall’Italia nei confronti della Francia o dell’Europa che preveda l’esborso di «penali» in caso di ritiro.

Di Maio ha provato a parare il colpo di Salvini con esercizio di retorica: «Fermiamo questa follia, risparmiamo questi 20 miliardi di euro e investiamo soldi sulle infrastrutture che servono davvero come la Roma-Pescara. C’è chi per propaganda dice che la Tav serve a collegare l’Italia con l’Europa. Non penso che sia così, penso invece che prima di tutto bisogna collegare l’Italia con l’Italia, l’Italia con Matera, l’Italia con l’Abruzzo».