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La Lega: processate Salvini

La Lega: processate Salvini

Caso Gregoretti Il leghista: «Pd vigliacco, vado in tribunale a testa alta». Zingaretti: «Fa la vittima, per far dimenticare che i governo ha tagliato le tasse»

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 21 gennaio 2020

«Vado in tribunale a testa alta, in nome del popolo italiano». Matteo Salvini non avrebbe potuto sperare in un finale migliore per la sua campagna elettorale. La Giunta per le immunità ha infatti deciso di autorizzare, come richiesto dal Tribunale dei ministri di Catania, il processo nei suoi confronti per la vicenda della nave Gregoretti.

Un risultato che non ha niente di sorprendente dopo che era stato lo stesso Salvini a chiedere ai cinque leghisti presenti nella Giunta di votare contro la relazione del presidente Maurizio Gasparri, nella quale si chiedeva di non concedere l’autorizzazione. Ma anche dopo la scelta fatta dalla maggioranza di non partecipare al voto per protesta dopo la decisione presa venerdì dalla Giunta per il regolamento di prorogare fino a ieri il termine entro il quale votare. Morale: quando alle cinque del pomeriggio è cominciata la riunione erano presenti, oltre ai rappresentanti della Lega, quattro esponenti di Forza Italia e l’unico di Fratelli d’Italia, questi ultimi contrari a concedere l’autorizzazione. Dieci in tutto, più che sufficienti visto che ne bastavano otto per rendere legale la convocazione. Assente per malattia il rappresentante delle Autonomie mentre, come annunciato, non si sono visti i sei esponenti del M5S, la rappresentante del Pd, i tre di Italia Viva, quello di LeU e l’ex M5S Gregorio De Falco. Quando si è arrivati al dunque il risultato del voto è stato un pareggio, un 5 a 5 che – in base al regolamento – è equivalso a una bocciatura della relazione di Gasparri.

Un capolavoro della maggioranza, verrebbe da dire, che ha creato dal nulla il caso che ha permesso all’ex ministro dell’Interno di rispolverare sotto elezioni un cavallo di battaglia ormai fiacco come l’immigrazione. Un trionfo per Matteo Salvini che ora può arrivare all’apertura delle urne domenica prossima vantandosi – come ha già cominciato a fare – di essere «il primo politico al mondo che chiede di essere processato». E poco importa se il voto di ieri non è decisivo visto che spetterà all’aula del Senato decidere a febbraio se autorizzare o meno il processo. «La Lega voterà sì all’autorizzazione anche in aula», ha annunciato Salvini durante un comizio a San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, da dove ha apostrofato come «vigliacchi» gli esponenti del Pd per non essersi presentati alla riunione della Giunta.
«Salvini che fa la vittima è patetico», è la replica di Nicola Zingaretti. Per il segretario del Pd le affermazioni del leader leghista – che definisce «gazzarra di queste ore» – hanno un solo scopo: «Strumentalizzare politicamente una vicenda giudiziaria e far dimenticare che il governo ha tagliato le tasse sugli stipendi dei lavoratori».

Certo è che la campagna del Carroccio è ormai una macchina lanciata a tutta velocità. Magicamente appare dal nulla il sito digiunopersalvini.it dove si invitano le persone a restare un giorno senza mangiare in segno di solidarietà con il leghista (in serata le adesioni erano già 1.585): «Vorrà dire che stasera faccio una cena sostanziosa e domani eviterò tortellini, cappelletti e lasagne. Per un giorno», scherza Salvini. Che annuncia anche l’apertura di un indirizzo mail dove potranno rivolgersi «tutti gli avvocati» che vorranno partecipare alla sua difesa. «Sarà una prima volta nella storia, magari ci sarà una difesa collettiva con 500 o 1.000 avvocati che si metteranno a disposizione».

Ma soprattutto Salvini annuncia che, se processato, chiamerà a testimoniare in aula anche il premier Conte e l’allora vicepremier Luigi Di Maio che, dice, «c’erano e non dormivano». Convocazione che dovrebbe servire a dimostrare che quella di non far sbarcare per giorni i 131 migranti che si trovavano a bordo della nave Gregoretti fu una decisione presa collegialmente dal governo e non una iniziativa personale del ministro dell’Interno.

Una chiamata di presunta corresponsabilità che ieri Conte ha nuovamente respinto: «Ho chiarito che in questo caso il ministro aveva fatto appena approvare un decreto sicurezza bis che era entrato in vigore e rafforzava le sue competenze», ha spiegato il premier in televisione. «Ha rivendicato anche pubblicamente che era sua competenza specifica la decisione se e quando far sbarcare le persone a bordo della nave Gregoretti».

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