Diventa un caso il «ballot» – la votazione interna – con cui i piloti iscritti ad Anpac hanno approvato l’accordo con RyanAir. Fonti anonime provenienti dal sindacato autonomo Associazione nazionale professionale aziazione civile – questo il nome per esteso – raccontano di un esito molto stretto: 52 per cento di favorevoli e 48 per cento di contrari. A conferma delle critiche al testo arrivate dagli altri sindacati italiani che parlano di «numerosi punti che risultano peggiorativi dello status quo», come sostenuto da Filt Cgil e Uilt. Mentre Anpac sottolinea che per un «capitano l’aumento salariale è di 20mila euro l’anno».

NELLA GIORNATA DI MARTEDÌ Anpac invece aveva parlato di «accordo storico» senza fornire indicazioni sulla consultazione fatta fra i suoi piloti dopo l’accordo sottoscritto con RyanAir il 14 agosto. «Hanno votato 313 piloti e i favorevoli sono stati il 72 per cento», dichiara a Il Manifesto il coordinatore nazionale dei piloti Anpac Riccardo Canestrari. Ma alla richiesta di ottenere un documento che certifichi questi numeri lo stesso Canestrari risponde: «I numeri li certifico io a voce, il verbale è un documento interno nostro che non possiamo divulgare: non eravamo neanche tenuti a fare il ballot, bastava la firma dei nostri Rsa, la rappresentanza sindacale aziendale». Confermando dunque i sospetti di non voler divulgare dati che confermerebbero la spaccatura interna.

Anche sul numero reale dei piloti RyanAir con base in Italia le opinioni sono contrastanti. Anpac parla di 540 ai quali si applicherà l’accordo; Filt Cgil e Uilt conteggiano circa 700 piloti compresi almeno 160 che continueranno ad avere contratti con RyanAir tramite partita Iva o agenzie interinali – i cosiddetti contractors. A questi ultimi il nuovo accordo non si applicherebbe anche perché nel testo si continua a far riferimento alla possibilità di continuare a farne uso con una generica promessa di «offrire loro una posizione interna all’inizio di ogni stagione». Numeri che quindi fanno scendere i favorevoli all’accordo a meno di un quarto dei piloti totali

LA DIVISIONE SINDACALE continua anche sul valore legale dell’accordo. Anpac continua a sostenere che «si tratta di un contratto ed è il primo in Europa», ma la dizione Collective labour agreement non ha valore di contratto in Italia – a maggior ragione non essendo stato firmato da RyanAir Italia ma da RyanAir Dac, azienda con sede a Dublino -, diversamente ad esempio dal Contratto collettivo specifico di lavoro (Ccsl) usato da Fca. «Si tratta comunque della stessa formula usata da altre compagnie come Norwegian in accordi sottoscritti anche da altri sindacati», specifica Canestrari, che sui precedenti in Inghilterra e Irlanda insiste: «Non erano accordi collettivi ma semplici riconoscimenti legali per Unite in Inghilterra e accordi sugli avanzamenti di carriera con Ialpa in Irlanda».

FATTO STA CHE L’ACCORDO non avrà certamente valore erga omnes per i piloti non iscritti ad Anpac. E che Filt Cgil e Uilt – sindacati non riconosciuti da RyanAir – hanno chiesto l’invalidazione per illegittimità tanto da proclamare sciopero per il 25 agosto.