L’uomo che a leggere i commenti di praticamente l’intero arco parlamentare italiano ieri pomeriggio ha «minacciato» da Mosca il ministro della difesa Lorenzo Guerini è «un diplomatico fine e appassionato». Almeno a sentire le motivazioni con cui nel giugno del 2019 gli è stata appuntata al petto la spilla di Cavaliere della Repubblica italiana, onorificenza riconosciutagli qualche mese prima dal presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio Conte (governo gialloverde).

Aleksej Vladimirovich Paramonov più recentemente si è guadagnato anche un altra decorazione, più importante, quella di Commendatore, riconosciutagli nel 2020 su proposta di Di Maio, per l’impegno che questo diplomatico (a lungo console a Milano), capo del Dipartimento Europa del ministero degli esteri di Mosca, ha messo nell’organizzare la missione russa di aiuto all’Italia nella fase acuta della pandemia.

Proprio quella missione imponente, partita esattamente due anni fa – fatta di oltre cento militari, soprattutto medici, due scienziati di fama e moltissime attrezzature sbarcate a Pratica di mare da tredici aerei e destinate a Bergamo – è stata rinfacciata ieri da Paramonov all’Italia, in particolare al ministro della difesa. «Una richiesta di assistenza alla parte russa fu inviata allora anche dal ministro della difesa italiano Lorenzo Guerini, che oggi è uno dei principali “falchi” e ispiratori della campagna anti russa nel governo italiano», ha detto il direttore del Dipartimento Europa all’agenzia di stampa di stato Ria Novosti (che a differenza dei canali di Rt e Sputnik news non è stata bloccata e si può fortunatamente ancora leggere dall’Italia).

La lunga intervista ha evidentemente lo scopo di mettere sull’avviso diversi governi europei, alla vigilia della probabile adozione a Bruxelles di un quinto pacchetto di sanzioni. Infatti Paramonov attacca anche la Francia – in particolare il ministro dell’economia e la ministra della cultura -, l’Olanda, la Spagna – le mosse della ministra della difesa di Madrid vengono addirittura paragonate all’appoggio franchista a Hitler – il Portogallo, Malta, San Marino e Andorra. Il diplomatico salva solo il papa.

Ma l’intervista parte dall’Italia e l’alto dirigente del governo russo dice che «è deprimente che ora, sullo sfondo dell’isteria anti russa, le autorità italiane abbiano improvvisamente dimenticato tutto: i trattati e gli accordi bilaterali esistenti, la natura speciale dei nostri legami, la ricca storia secolare di relazioni … ci aspettiamo che a Roma, come in altre capitali europee, tornino comunque in sé e ricordino gli interessi profondi dei loro popoli».

A Paramonov viene chiesto se è possibile che Mosca reagisca alle sanzioni interrompendo le forniture all’Italia. La risposta è un mezzo no ma anche – in questo caso effettivamente – una minaccia: «Non abbiamo mai utilizzato le esportazioni di energia come strumento di pressione politica. Le sanzioni non sono una nostra scelta. Non vorremmo che la logica del ministro dell’economia francese Bruno Le Maire, che ha dichiarato la “totale guerra finanziaria ed economica” alla Russia, trovasse seguaci in Italia e provocasse una serie di corrispondenti conseguenze irreversibili».

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, LaPresse

 

La risposta italiana è monolitica, va da Letta a Fratelli d’Italia, dai 5 Stelle a tutto il centrodestra ai centristi: non c’è forza politica che non dichiari la sua solidarietà al ministro italiano. Intervengono sia Draghi che Di Maio. «Il paragone tra l’invasione dell’Ucraina e la crisi pandemica in Italia è particolarmente odioso e inaccettabile – dice il presidente del Consiglio – il ministro Guerini e le Forze armate sono in prima linea per difendere la sicurezza e la libertà degli italiani».

Mentre il ministro degli esteri twitta che «le continue provocazioni delle autorità russe al governo italiano non ci meravigliano più. Il governo russo, invece di trascorrere le giornate minacciando, fermi la guerra in Ucraina che sta causando la morte di civili innocenti». Assai più accorto del capo della nostra diplomazia è proprio Guerini, che reagisce all’intervista di Paramonov dicendo che «non bisogna dare peso alla propaganda. Incoraggiamo invece ogni passo politico e diplomatico che metta fine alle sofferenze del popolo ucraino. L’Italia è al fianco dell’Ucraina e continuerà a esserlo».

Del resto Guerini è tutt’altro che un politico sopra le righe. Al contrario è il primo ministro della difesa italiano, da molto tempo a questa parte, che ha dalla sua una forza politica vera, nel suo partito e nei gruppi parlamentari, e che esercita discretamente. Circostanza che non è estranea al fatto che le decisioni che riguardano la difesa, di bilancio e legislative (la riforma del reclutamento e della rappresentanza sindacale), stiano andando esattamente nella direzione voluta da palazzo Esercito.