Visti nell’insieme, il decreto sulla sicurezza urbana (all’esame dell’Aula della Camera da lunedì e per tutta la settimana) e quello per il contrasto dell’immigrazione irregolare (al Senato, dove ieri scadevano i termini per la presentazione degli emendamenti), combinati insieme al taglio del Fondo sociale nazionale (ridotto recentemente a un terzo dal governo Gentiloni), descrivono un quadro «allarmante» di uno Stato che sceglie l’approccio securitario per rispondere ai grandi temi sociali della povertà, della marginalità e delle migrazioni.

L’analisi lucida e puntuale è stata fatta nel corso di un incontro promosso dal gruppo Sinistra Italiana-Possibile che ha visto confrontarsi nella sala stampa di Montecitorio i rappresentanti delle più importanti associazioni impegnate nell’ambito dei diritti umani.

Mentre in Aula si procede all’esame degli emendamenti (29, quelli depositati da SI per abrogare gli articoli più «pericolosi» del dl sicurezza), e più tardi, nel pomeriggio, il parterre di associazioni si allarga in un sit-in di protesta in piazza Montecitorio, i portavoci di Asgi, Arci, Antigone, Sbilanciamoci, Lunaria, Cild, Centro Astalli e Cnca mettono in fila i contenuti dei due decreti targati Minniti e Orlando che – argomentano il deputato Giulio Marcon e la senatrice Loredana De Petris, capigruppo di SI – aprono un «problema etico, di civilità giuridica, perché introducono elementi di imbarbarimento», «restringono le libertà individuali, violano lo stato di diritto», seguendo «un approccio reazionario con cui si tenta di rincorrere la Lega per mero marketing elettorale».

Un approccio – perseguitare i poveri, non la povertà – che peraltro «secondo noi è incostituzionale».

Il «Dl Minniti» è stato emendato ieri alla Camera dai relatori di maggioranza, i dem Emanuele Fiano e Alessia Morani, anche con l’estensione del Daspo ad uso e consumo dei sindaci-sceriffo che lo potranno utilizzare anche per gli «spacciatori», e con una norma che prevede il rimborso delle spese di degenza da causa di servizio, l’equo indennizzo e la pensione privilegiata per la polizia locale (costi a carico dei Comuni). Bocciata invece la proposta di FI di installare i metal detector nelle stazioni e nelle metropolitane. Nel complesso, spiega Marcon, «si mette in campo una normativa che darà ai sindaci la possibilità di intervenire su una serie di temi di disagio con una via unicamente penale»., esplicitando un «intento punitivo dei poveri in nome del decoro urbano».

Nel decreto sull’immigrazione irregolare, all’esame delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato, ha spiegato De Petris, «il governo si è inventato una sorta di “diritto speciale”». Infatti, «davanti al diniego di una Commissione territoriale per l’asilo viene impedito il ricorso al giudice d’appello, e l’uso della videoregistrazione nega il contraddittorio». Una «cosa molto pericolosa – conclude la senatrice di Sel – che un domani potrebbe riguardare tutti: nel nostro ordinamento ci sono legislazioni speciali ma inerenti le materie, ad esempio il lavoro, non le categorie di persone o le nazionalità».

Si tratta, ha ricordato Grazia Naletto, portavoce di Lunaria e storica attivista del movimento antirazzista, di «disposizioni fotocopia del pacchetto sicurezza approvato nel 2008-2009». «Ora come allora si sceglie di cambiare nome ai Cie, senza modificarne la funzione che è quella di rendere effettive lei espulsioni». Perché «se c’è un esempio di fallimento esemplare dell’approccio meramente securitario, è sicuramente il sistema di detenzione dei migranti», «un fallimento ormai riconosciuto ad ogni livello, anche dalle istituzioni internazionali». Perciò Naletto chiede una «riforma complessiva della legge nazionale ma soprattutto una pressione a livello europeo per modificare il regolamento Dublino 3».