«Con le dovute proporzioni, negli anni d’oro della Commedia all’italiana il personaggio di Gigi (Alessandro Roja) sarebbe stato interpretato da Vittorio Gassman, quello di Alessandro (Michele Riondino) da Nino Manfredi e quello di Leo (Libero De Rienzo) da Ugo Tognazzi». Così Antonello Grimaldi definisce i tre protagonisti del suo nuovo film, Restiamo amici (al cinema dal 4 luglio), costruito appunto sulla falsariga della «tradizione»: «È l’eredità del vecchio cinema italiano – aggiunge Roja – il mio personaggio ad esempio è un ’cialtrone’ come il conte Mascetti di Amici miei». Gigi è infatti quello che mette in moto la trama della commedia, coinvolgendo i suoi due amici d’infanzia in un «affare losco». Il padre ha lasciato in eredità tre milioni di euro ma non a Gigi, bensì al suo futuro figlio – che lui non ha mai avuto. È così che cerca di coinvolgere Alessandro, che invece ha un figlio che ha appena compiuto 18 anni.

A DEVIARE dalla «tradizione» è invece la scelta dell’ambientazione: il Trentino. Grimaldi, presidente della Sardegna Film Commission – anche se «ancora per poco» dice, «dato che è cambiata la giunta» – spiega che parlare di questa location vorrebbe dire innanzitutto fare un discorso più ampio sul ruolo delle film commission oggi: «La loro importanza è stata in primo luogo incentivare un ’allontanamento’ da Roma. Prima tutti i film si giravano qui», mentre ora è possibile esplorare nuovi luoghi. La scelta del Trentino, scherza, è invece dovuta al fatto che «da sardo le montagne non smettono mai di affascinarmi». Inoltre, «a Trento tutto è a vista, non ci sono le tende, e mi piaceva anche questo gioco per cui da fuori si vedono gli interni e viceversa».

Grimaldi e Roja, che per solidarietà indossa la maglietta del Cinema America, rivolgono anche una riflessione alle aggressioni di questi giorni a Trastevere: «È un fatto molto grave – dice l’attore – un segnale di anarchia della violenza. La politica deve intervenire, va messa sotto pressione, cose del genere non possono accadere in un paese democratico e ’civilizzato’». E la cosa ancora più grave, aggiunge Grimaldi, è che a scatenare la violenza «sia stata una cosa ’innocua’ come la maglietta del Cinema America».