«Non bisogna parlare di una controversia tra Grecia e Turchia. Bisogna parlare di azioni di aggressione della Turchia contro la Grecia, paese che difende i suoi diritti legittimi, perché basati sul quel diritto internazionale del mare che la Turchia non riconosce. D’altronde, il comportamento aggressivo della Turchia non si rivolge solo contro la Grecia e Cipro ma anche contro altri paesi della regione, con la Siria e l’Iraq che hanno parte del loro territorio invaso dai turchi».

LE RIVENDICAZIONI di Ankara contro la Grecia non sono da poco. Vanno dal controllo di metà dell’Egeo fino a qualche decina di isole, anche abitate, che sarebbero «territorio turco illegalmente occupato dalla Grecia». Ultimamente il vice presidente del governo e capo dei Lupi Grigi Devlet Bahçeli ha attaccato più volte l’Italia perchè nel dopoguerra ha voluto cedere il Dodecanneso alla Grecia e non alla Turchia.

Di questo inquietante scenario parliamo con Yorgos Katrougalos, ex ministro degli Esteri, ora responsabile di politica internazionale di Syriza. L’ex ministro si è trovato a dirigere gli esteri del principale partito di opposizione in un momento in cui l’escalation di provocazioni scatenata da Erdogan sembra arrivata al culmine, con seri pericoli di deflagrazione.

 

 

Syriza all’opposizione ha un atteggiamento molto diverso da quello che Nuova Democrazia, il partito di destra attualmente al governo, ha avuto quando stava all’opposizione: dopo la firma dell’accordo sul nome della Macedonia ex jugoslava, due anni fa, Nuova Democrazia non aveva esitato a scatenare la piazza e a manifestare a fianco dei nazisti di Alba Dorata, urlando al «tradimento». Salvo poi rispettare pienamente il trattato una volta salita al governo.

Ora, che le parti si sono rovesciate, Syriza respinge sdegnosamente qualsiasi ipotesi di seguire una tattica simile. Ha approvato la chiusura della frontiera dell’Evros quando Erdogan ha voluto strumentalizzare le masse dei profughi per destabilizzare la Grecia e l’Europa. In Parlamento ha votato a favore dell’accordo con l’Italia sulla linea di delimitazione della Zona Economica Esclusiva, mentre si è astenuto sullo stesso accordo sottoscritto con l’Egitto.

Malgrado sia un eminente costituzionalista, Katrougalos parla con un linguaggio diplomatico, evitando le asprezze e gli attacchi frontali che troppo spesso caratterizzano la politica greca. Ma nel merito la critica alla destra è profonda: «Il governo del premier Kyriakos Mitsotakis manca di una visione strategica. Si attiva solo in seguito ad ogni provocazione turca e le sue mosse sono sbrigative e spasmodiche. Nel frettoloso trattato con l’Egitto ci sono vuoti, concessioni e negligenze che domani potrebbero risultare gravi per gli interessi del Paese», commenta.

«Un altro errore di Mitsotakis è stato di accettare la mediazione della Nato, un mediatore assolutamente poco adeguato. Tutti sanno che la Nato è tuttora ancorata alla vecchia e trita dottrina della premineza strategica della Turchia». Riferendosi alla Nato Katrougalos rivolge all’intervistatore uno sguardo d’intesa. Nessuno in Grecia ignora che nell’Alleanza Atlantica vige ancora la cosiddetta «dottrina Luns», sancita nel 1974 in occasione dell’invasione turca a Cipro. Tale dottrina afferma che la Nato non si occupa degli scontri tra paesi membri. «Un atteggiamento che di fatto si traduce in sostegno all’aggressore», sostiene l’ex ministro.

CHE CONTINUA: «L’Unione europea potrebbe invece svolgere un ruolo importante, una politica del bastone e della carota verso la Turchia: severe sanzioni se continua la sua politica aggressiva ma anche una prospettiva di grandi vantaggi se decide di tornare al tavolo del dialogo. Come incrementare il numero di prodotti turchi compresi nell’unione doganale. Merkel, alla presidenza di turno dell’Unione, è a capo di un paese che ha forti rapporti economici con la Turchia e circa 3,5 milioni di cittadini tedeschi di origine turca. Questo per dire che se volesse potrebbe esercitare una forte influenza sulle decisioni di Ankara».

Come conseguenza alla sua vicinanza a Merkel e alla Nato, «Mitsotakis ha rivelato alla stampa straniera di aver firmato un accordo per iniziare negoziati con la Turchia. Sostiene – dice Katrougalos – di aver informato i leader di tutti i partiti di opposizione ma non è vero. Nessuno sa cosa abbia firmato e che cosa abbia deciso di negoziare. Svolge una diplomazia segreta e speriamo che non abbia sottoscritto impegni che poi si dimostreranno dannosi per il paese».

LA QUESTIONE è centrale. La posizione tradizionale di tutti i governi greci è che c’è da negoziare una sola pendenza con la Turchia, quella che riguarda la piattaforma continentale delle isole dell’Egeo. In altre parole, a dispetto di Bahçeli, la sovranità del Dodecanneso non può essere oggetto di trattative o di ricorsi alla Corte de L’Aja. Katrougalos è pienamente convinto che «l’unico argine efficace all’aggressività turca rimane l’Unione europea, come organismo capace di prendere decisioni solidali ed efficaci. Per mettere un argine alla smania imperiale di Erdogan non c’è bisogno di minacciare e tanto meno di fare guerre, basta decidere ed applicare sanzioni preventive ed efficaci. Il vertice straordinario del 24-25 settembre dedicato alla Turchia di fatto non si è tenuto. Se al prossimo si decideranno subito sanzioni, allora l’Unione europea avrà mostrato il volto della solidarietà e dell’unità ed Erdogan dovrà ripiegare su più miti consigli».

ULTIMA DOMANDA su Syriza. Dentro il partito della sinistra greca, che si prepara al congresso di rifondazione (coronavirus permettendo) vi sono dirigenti che parlano di «scontro tra oppositi nazionalismi» nell’Egeo.

Katrougalos risponde deciso: «La sinistra greca è da sempre una forza patriottica, si è affermata come grande forza popolare combattendo nella resistenza contro i fascisti e i nazisti, quando la borghesia greca collaborava con gli invasori. Questa è la tradizione della sinistra e quella di Syriza».