«Accrington Stanley? Who are they?!». Questa doppia domanda, pronunciata – se vogliamo – con uno stupore quasi sdegnato, potrà non voler dire molto nell’Europa continentale, ma in tutto il Regno Unito è un’espressione di culto, tanto da essere passata, per antonomasia, nella retorica comune ad indicare qualcosa o qualcuno di poco conto. Ma il calcio, si sa, è meraviglioso perché, dall’oggi al domani, è in grado di sovvertire tutto e così, quell’Accrington Stanley, la squadra di una cittadina di 35mila abitanti, si ritrova a festeggiare per la prima volta l’approdo nella terza serie inglese, la League One, campionato in cui affronterà formazioni di grandi tradizioni quali Charlton Athletic, Portsmouth, Sunderland, Barnsley, Bradford, Coventry City, già affrontata – quest’ultima – nell’ultimo torneo di League Two, stravinto con merito proprio dagli «Stans», grazie alla raffica di gol (25, in tutto) realizzati dal nordirlandese Billy Kee, classico attaccante britannico, un rullo compressore dallo sguardo furbo e dalle guance rigonfie. Uno che, normalmente, lo si incontra al pub sotto casa, in cui si reca non certo per bere del buon latte.
PUBBLICITÀ PROGRESSO
Il perché di quella famosa espressione risale a quasi trent’anni fa: alla fine degli Ottanta, infatti, il governo inglese promuove una campagna di marketing (una sorta di pubblicità progresso) dedicata all’importanza di bere latte, soprattutto in età infantile. Una clip divenuta, soprattutto per il numero di passaggi giornalieri in tv, quasi una filastrocca nella mente dei britannici. E in cui si vedono due ragazzini vestiti di rosso e con chiaro accento liverpooliano rincasare dopo aver finito di giocare a pallone. Uno dei due si precipita verso il frigorifero, aprendo una bottiglia di latte, scolandosene con foga un bicchiere. L’amico dice stupito: «Latte?». La risposta è questa: «L’altro giorno ho incontrato Ian Rush (stella d’attacco gallese del Liverpool di allora, transitato anche dalla Juventus, ndr) e mi ha detto che chi non beve latte può scordarsi di vestire la maglia del Liverpool ma può giusto ambire a giocare nell’Accrington Stanley». Ed è qui che, stupito, l’altro ragazzino (quasi mai inquadrato nella clip) pronuncia la fatidica frase «Accrington Stanley? Who are they?», iniziando a spintonare per avere la sua razione di latte. Siamo tra il 1988 e il 1989: a quei tempi gli Stans, anch’essi – guarda caso – in maglia rossa proprio come il Liverpool, navigavano nel mare magnum del dilettantismo d’Albione, nell’ottava serie di allora.
ORGOGLIO
Ma, come si dice in giro per il Lancashire, gli «onesti lavoratori di Accrington», non se la sono mai presa per questo. Nemmeno di fronte agli inevitabili sfottò. Anzi, nel tempo sono riusciti a costruirci sopra un vero e proprio motivo d’orgoglio tanto che, al momento della promozione conquistata dai ragazzi di John Coleman, il club si è subito messo in moto per distribuire bottiglie, cartoni e taniche di latte celebrative, raffiguranti sull’etichetta (rigorosamente rossa) il logo della squadra e il famoso slogan («Who are They?!»). E lo ha fatto in pompa magna, visto che della vendita si è occupata la catena di supermercati «Asda», in Gran Bretagna seconda solo alla celebre Tesco e che, recentemente, per volume d’affari, ha superato il classico marchio «Sainsbury’s». Insomma, alle litrate di birra e champagne, dalle parti di Accrington (che, poi, da Liverpool dista appena 56 chilometri) si accompagnano quelle di latte. E, tra i primi personaggi celebri a congratularsi via Twitter con il club per l’impresa storica, è stato proprio Ian Rush, poi invitato al Crown Ground (casa degli Stans) per qualche foto ad hoc con le bottiglie celebrative. Il gallese ha simpaticamente accettato e il club del presidente di origine pakistana Ilyas Khan (che, negli anni, ha combattuto in maniera assai gagliarda il problema del razzismo nel football della provincia inglese) è entrato nelle grazie e nelle simpatie di tutti gli appassionati di calcio d’Oltremanica.
Lee Walsh, coordinatore delle attività sportive del settore giovanile dell’Accrington Stanley, ha dichiarato: «Oggi, tutto si è ribaltato: un tempo si diceva che, se non bevevi latte, il tuo profilo di atleta sarebbe rimasto basso, buono giusto per l’Accrington Stanley. Ora, invece, grazie ai trionfi della nostra squadra, siamo diventati i testimonial attivi per far sognare bambini e ragazzini: occorre bere latte per vivere un giorno, sul campo, i successi dell’Accrington Stanley. È incredibile».
VODKA
Riguardo invece al bambino che, nello spot, ha pronunciato quella frase indimenticabile, oggi è un adulto di 38 anni. È poi divenuto un attore riconosciuto in Uk, non certo da red carpet, tuttavia con un buon curriculum. Si tratta del liverpooliano Carl Rice e, due anni fa, è stato chiamato per girare lo stesso spot che, ironicamente e con qualche variazione sul tema, sponsorizzasse la vodka «Black Cow», ricavata proprio dal latte della fattoria Childhay Manor in West Dorset. Tuttavia, giudicata diseducativa per il fatto che fosse interpretata da un ex bambino che veicolava ai suoi coetanei i reali benefici del latte, la pubblicità è stata bannata dal governo e dalle tv inglesi.