In una città vuota nonostante i fiorentini, vista la sparizione del milione e mezzo di turisti che anche a gennaio e febbraio avevano quotidianamente saturato gli spazi abitativi e non, ha fatto parecchio discutere il piano della giunta Nardella di allestire, in un parcheggio scambiatore di periferia in viale Guidoni, il cosiddetto “villaggio della quarantena”. Con prefabbricati destinati ad accogliere persone in quarantena, positivi non sintomatici, o positivi in via di negativizzazione al virus. “Un dispositivo di copertura estrema – ha spiegato la vicesindaca Cristina Giachi – in caso di fabbisogno crescente di posti per l’isolamento, che ci consente di avere unità senza dover requisire nulla”.
In risposta Firenze città aperta, con l’appoggio dei consiglieri comunali Antonella Bundu e Dmitrij Palagi (Sinistra progetto comune), ha lanciato un piano in salutare controtendenza. “Vista la situazione – spiegano l’ex consigliere Tommaso Grassi e Francesco Torrigiani – perché invece di questi simil container non valorizzare il patrimonio edilizio non utilizzato, pubblico e privato, dismesso o vuoto per la crisi in corso, per recuperare fino a mille posti letto da destinare a pazienti positivi, a chi deve fare la quarantena, e infine ai tanti che vivono nella marginalità sociale?”.
Di strutture del genere a Firenze ce n’erano già prima dell’emergenza: “Mai come oggi sarebbe servito il censimento degli immobili sfitti che il Comune non ha mai approvato – osserva in proposito Palagi – ma fra gli immobili vuoti di proprietà pubblica si potrebbero usare i dieci alloggi popolari di via dei Pepi alienati recentemente dal Comune, le caserme dismesse e lasciate abbandonate, le proprietà che la Regione Toscana ha messo in vendita come Villa Basilewsky, e i tanti studentati pubblici o in convenzione oggi lasciati vuoti”.
Nonostante l’assoluto silenzio della giunta Nardella sulla proposta, quelli di Firenze città aperta non hanno intenzione di demordere: “Secondo noi è necessario predisporre un piano di requisizioni, da sottoporre al Prefetto, che includa ad esempio l’ex clinica Santa Chiara di Piazza Indipendenza, i quasi 200 prefabbricati del campeggio di Rovezzano, e anche gli Student Hotel, a partire da quello di viale Lavagnini. Queste strutture, come si stanno rendendo conto altri paesi europei che stanno procedendo alla requisizione, hanno una organizzazione perfetta per affrontare una crisi epidemiologica. Del resto alberghi e dormitori per studenti sono stati utilizzati anche in Cina”.
Quanto alla tradizionale obiezione dei costi che l’amministrazione pubblica dovrebbe sostenere, la risposta arriva puntuale. “Nel decreto del governo – chiudono Grassi e Torrigini – è prevista una indennità dello 0,42% mensile del valore dell’immobile, e non del valore dell’attività che si svolge all’interno. Facciamo un esempio: un immobile di 10 milioni di euro costerà 42mila euro al mese. Poco più del costo che il Comune sta sostenendo per le casette prefabbricate di viale Guidoni a Novoli”.