Ci sono voluti sei giorni, e una strage, ma almeno adesso sappiamo cos’è cambiato nella maggioranza e nel governo. All’apparenza niente: l’alleanza che prima andava da Berlusconi a Epifani adesso va da Epifani a Berlusconi; il governo del dopo larghe intese ha gli stessi nomi e le stesse facce delle larghe intese. Ma qualcosa è cambiato. Non le politiche sull’immigrazione, però, e nemmeno le scelte di elementare civiltà. Giovedì Alfano ha interrotto un vertice con Berlusconi per volare a Lampedusa. Venerdì è tornato da Berlusconi.

Sulla legge Bossi-Fini non si tratta. Sul reato di «ingresso e soggiorno illegale» introdotto dal pacchetto Maroni-Alfano nemmeno. La commozione ministeriale non basta. Letta non muove un passo, i desideri della ministra Kyenge restano desideri, sull’argomento le colombe del Pdl hanno gli artigli. Del resto è stato Alfano da ministro della giustizia a raccomandare ai magistrati l’applicazione severa di queste leggi omicide. Se un peschereccio non ignora un barcone alla deriva, sappia che dovrà vedersela con il vicepremier. A palazzo Chigi stiano certi: ci saranno altre occasioni per commuoversi. Non è qui che «si è chiusa una stagione politica ventennale», come ha detto Letta. O se si è chiusa, si è già riaperta.

Il presidente del Consiglio ci ha spiegato anche che «Alfano ha affermato una leadership forte e matura». Con forza, in effetti, dopo che la giunta delle elezioni ha deciso per la decadenza di Berlusconi, Alfano ha attaccato la giunta. Ha giurato sull’innocenza del Cavaliere e sul complotto della politica e dei giudici con le stesse parole di quando non aveva la leadership e non era ancora moderato. Solo che adesso quando giura incrocia le dita.

Qual è la novità? Sulla legge elettorale non si vede. Guai in questo caso a prendere sul serio gli impegni di Letta per cambiare il Porcellum: il deputato Giachetti l’ha fatto ed è stato subito «asfaltato», prima dal Pd e poi dal Pdl che si intendono largamente. «Non ricominceremo», però, «con le tarantelle», ha garantito Letta. La proposta del Pd di riportare l’Imu sulle prime case di lusso l’hanno però bocciata immediatamente. Poi riammessa. I deputati del Pdl non la voteranno. Né quelli regolarmente, né quelli diversamente berlusconiani. Siamo allora al punto di partenza. Sembra proprio una tarantella. Ma qualcosa è cambiato. Almeno una cosa. La sottosegretaria Biancofiore è uscita dal gruppo. Ecco la novità.