Ieri mattina, solo una camionetta della polizia parcheggiata e degli impiegati del comune che cancellavano un tag («più libido, meno lacrimogeni») testimoniavano degli avvenimenti avvenuti poche ore prima. Nella serata di giovedì, la Sorbona, dove era in corso un’assemblea generale che aveva appena votato a favore dell’occupazione, è stata evacuata dalla polizia. 191 studenti sono stati fatti uscire, «manu militari» affermano. Per la Prefettura, chiamata dal presidente dell’università (l’unica autorità che può decidere un’evacuazione), l’operazione è avvenuta «nella calma e senza incidenti». Sgombero analogo ieri all’alba a Lyon 2: «Ce ne rammarichiamo – dice il rettore – ma non potevamo più ottemperare all’obbligo di assicurare la sicurezza per le persone all’interno».

All’interno restavano ieri degli studenti nel sito di Tolbiac, università Pierre-Mendès-France che fa parte di Paris 1, Panthéon-Sorbonne. Anche qui, il presidente, Georges Haddad, ha affermato che «la gravità della violenza constatata non permette più di assicurare la sicurezza delle persone». Ma la Prefettura non è ancora intervenuta, anche se gli studenti si aspettano il peggio: «A causa della minaccia di evacuazione, non possiamo più organizzare conferenze», tutto è bloccato, in attesa, «abbiamo visto quello che è successo a Nanterre e a Notre-dame-des-Landes» dice uno studente che teme il peggio nella «comune libera di Tolbiac».

Ieri, c’è stata una manifestazione nel XIII arrondissement, dove sorge Tolbiac, sito costruito dopo il ’68 con un’architettura ostile alle riunioni di studenti nell’entrata. A Nanterre, c’è già stato un intervento della polizia nei giorni scorsi, ma gli studenti hanno votato il blocco dell’università fino al 17 aprile. Qui anche degli insegnanti sono mobilitati (un centinaio) e hanno proposto un «voto politico» 20 su 20 (mentre gli studenti non hanno mai osato andare oltre la richiesta al massimo di un 12-15 su 20 per tutti). Su quaranta università francesi circa, quattro sono bloccate completamente e in altre undici ci sono movimenti, tutti concentrati nelle facoltà umanistiche. A Parigi, anche nelle università non in agitazione, come Pierre et Marie Curie-Paris VI (Sorbonne Tech), i presidenti hanno deciso di chiudere, almeno fino a lunedì.

Emmanuel Macron, nell’intervista su Tf1 di giovedì, ha spiegato che il movimento di protesta nelle università è minoritario, organizzato da «agitatori professionisti». C’è una presenza di militanti di partiti della sinistra radicale, che hanno allargato i motivi della protesta, partiti dalla contestazione di Parcoursup, il nuovo sistema di iscrizione al primo anno di licenza dopo il Bac, dove gli studenti vedono una forma di selezione surrettizia attraverso la richiesta di «prerequisiti» per venire accettati. Il movimento protesta adesso più in generale contro l’attacco al welfare, accanto ai ferrovieri impegnati in un lungo sciopero contro la riforma della Sncf per far fronte all’apertura alla concorrenza nei treni, contro la repressione violenta che sta avendo luogo a Notre-Dame-des-Landes, contro gli «zadisti» che occupano da anni le terre.

Tutti aspettano lunedì. I licei non si muovono (ci sono le vacanze di primavera) e gli studenti hanno in linea di massima accettato di adeguarsi al nuovo sistema di Parcoursup, che ha l’obiettivo di evitare il dramma delle iscrizioni tirate a sorte nel caso ci siano troppe domande rispetto ai posti offerti (questo problema c’è solo in alcune facoltà, come Psicologia, Staps – equivalente dell’Isef – Comunicazione o in certi corsi a Sociologia). Parcoursup propone fino a un anno di recupero per chi non ha i «prerequisiti», ma gli studenti temono che i Bac meno prestigiosi (filiere e licei) subiscano una selezione negativa. In questo periodo iniziano i partiels, cioè gli esami del secondo semestre (in Francia ci sono solo due sessioni, più quelle di «recupero» per chi non ha passato alcuni esami nella prima sessione). Macron ha messo in guardia: «Studiate, non ci saranno esami di cioccolato», un modo un po’ dispregiativo e infantilizzante per dire che non ci sarà nessun «voto politico». La ministra dell’insegnamento superiore, Frédérique Vidal, attacca: «Aprire un dibattito, sappiamo farlo, fare delle assemblee generali, anche, ma abbiamo raramente visto studenti che vogliono bloccare gli esami di altri studenti».

È questo il problema più delicato, che ha già dato luogo a degli scontri violenti. A Montpellier, c’è stata un’irruzione di un commando di estrema destra per sloggiare gli occupanti, appoggiato dal rettore e da alcuni docenti (poi dimessi e incriminati). Anche in altri siti ci sono state irruzioni di violenti del Gud, movimento giovanile fascista. C’è poi la maggioranza degli iscritti, che teme di perdere l’anno, ci sono gli stage che iniziano, le iscrizioni alla laurea magistrale che devono essere fatte in questo periodo e per le quali bisogna aver i voti della Licenza.

Ci sono degli hashtag di protesta contro i blocchi degli esami, molto seguiti, un segnale di una tensione crescente all’interno degli studenti. A Grenoble il presidente ha chiesto un voto elettronico tra gli iscritti, per capire dove sta la maggioranza, pro o contro il blocco.