Per il ministro dell’Interno Piantedosi esistono vari livelli di antisemitismo, con altrettanti livelli di gravità. In questa particolare ottica la questione del razzismo endemico della giovani di destra viene derubricata a problema interno a un partito mentre, avvisa Piantedosi, bisogna porre attenzione all’«antisemitismo delle piazze».

Dice il ministro durante un’intervista a Skytg24: «L’inaccettabilità delle cose viste nell’indagine giornalistica di Fanpage è stata affermata anche da Giorgia Meloni e sarà sanzionata con degli allontanamenti dal partito giovanile di FdI». Ma, sembra suggerire Piantedosi nella strana veste di difensore d’ufficio di una parte politica, quelle sono ragazzate. Perché, sostiene l’ex capo di gabinetto di Salvini, «l’antisemitismo che si traduce in azioni che possono mettere a repentaglio la sicurezza e l’ordine pubblico non si è evidenziato da quel gruppo giovanile ma da ben altri che nelle nostre piazze e nelle nostre università hanno bruciato le bandiere di Israele, gli assalti alla Brigata ebraica il 25 aprile, cose molto più pericolose che non sono state poste in essere da quel gruppo giovanile».

Il titolare del Viminale precisa ciò che già aveva manifestato con la gestione dell’ordine pubblico nei mesi scorsi, e cioè che le critiche al governo di Netanyahu e il sostegno alla popolazione di Gaza nascondano «certe forme di compiacimento antisemita» e invita dunque tutti (gli altri) partiti a allontanare «azioni di tipo paramilitare esercitate nelle nostre piazze durante manifestazioni pubbliche». Non è dato sapere quali e probabilmente non lo sanno neanche al ministero, deve essere per questo che in questi mesi hanno dato mandato di manganellare ogni corteo con istanze pacifiste, specialmente se indetto da associazioni studentesche.

Una linea durissima di gestione delle piazze che però non è stata applicata in altri contesti, come le manifestazioni dei “trattori”, ad esempio. Questo perché, lo ha ammesso ieri, esiste una gerarchia di pericolosità del Viminale nella quale al primo posto ci stanno i giovani che protestano. L’ultimo esempio in ordine di tempo è quello di giovedì scorso, quando la Digos ha intimato di lasciare Trieste a alcuni ragazzi della Rete degli Studenti medi che avevano appena partecipato con la Cgil a un corteo contro il G7 dell’Istruzione, addirittura scortandoli fuori dalla città.

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La narrazione usata oggi da Piantedosi non è originale: è la stessa che la Comunità ebraica di Roma ha più volte usato in questi mesi, anche per giustificare il sostegno politico a una forza che deriva direttamente dal fascismo storico. Naturale quindi che il primo supporto alle sue parole, in ordine di tempo, arrivi da Victor Faldun, presidente della Comunità ebraica di Roma che argomenta: «Il ministro Piantedosi sa bene di cosa parla. C’è un antisemitismo culturale radicato in molti ambienti, e un antisemitismo che ha manifestato in modo violento nelle piazze e in certe Università».

Le opposizioni invece, hanno buon gioco nel contestare al Viminale incongruenze e esagerazioni. «Che la giovanile del primo partito del Paese sia dichiaratamente neofascista e antisemita dovrebbe preoccupare un ministro dell’Interno degno di questo nome. Invece Piantedosi si aggrappa al solito vittimismo benaltrista della destra», afferma il segretario di +Europa Riccardo Magi. Si tratta di parole «molto gravi» per il Pd. «Qui non si tratta di classifiche: o si è razzisti e antisemiti o non lo si è – dice Simona Malpezzi – Vorremmo però sapere quanti tra quegli studenti che accusa di antisemitismo coordinano circoli di partito, fanno gli assistenti parlamentari, gridano Sieg Heil». Mentre Avs comunica che invierà a tutti gli europarlamentari l’inchiesta su Gn.