Piano d’azione nazionale per il biologico sarà approvato entro il 2022». Parola del sottosegretario all’Agricoltura Francesco Battistoni, intervenuto in chiusura del convegno organizzato lo scorso 10 maggio a Roma dalle associazioni del biologico, per celebrare la recente approvazione della legge.

UN ANNUNCIO ACCOLTO con grande plauso dal settore, riunito per discutere con i rappresentanti della politica in merito alle azioni concrete che daranno gambe a un testo atteso da 15 anni, finalmente entrato in vigore ma in attesa di una strategia di attuazione.

IL GOVERNO HA DUNQUE ACCOLTO la principale richiesta di Aiab, Assobio, l’Associazione per l’agricoltura biodinamica e Federbio di una veloce definizione del Piano d’azione previsto sia dalla legge sia dal Piano Strategico Nazionale della Pac in un momento decisivo visto che fino al 2027 saranno messe in campo una notevole quantità di risorse per favorire lo sviluppo del settore. Investimenti importanti che complessivamente ammontano a quasi 3 miliardi di euro, considerando i finanziamenti contenuti nel Fondo per il biologico, nel Pnrr e nel Piano strategico nazionale della Pac.

L’EVENTO HA INOLTRE RAPPRESENTATO un’unanime alzata di scudi contro l’ennesimo attacco sferrato al biologico arrivato questa volta dalla multinazionale Syngenta, produttrice di agrofarmaci. Erik Fyrwald, l’Ad del colosso cinese, lunedì scorso ha auspicato una rinuncia all’agricoltura biologica per ottenere rese produttive maggiori soprattutto in risposta alla minaccia di una crisi alimentare globale provocata dalla guerra in Ucraina. Una speculazione secondo gli organizzatori per i quali invece il bio rappresenta proprio la direzione verso cui bisogna andare per uscire dalle crisi, siano esse sanitarie, ambientali, climatiche, economiche o geopolitiche.

«IL BIOLOGICO – DICONO – E’ LA STRADA da intraprendere per sostenere le crisi internazionali come quella che stiamo fronteggiando, puntando su sistemi di produzione più indipendenti da input esterni e più resilienti e allo stesso tempo in grado di prendere la strada della transizione ecologica. E guai a lasciarsi tentare da pericolose retromarce come quelle di tagliare le imposte sui fertilizzanti chimici di sintesi, indebolire le procedure di autorizzazione sui pesticidi, utilizzare Ogm vecchi e nuovi e sospendere gli obiettivi al 2030 della Farm to Fork: 25% della superficie agricola destinata al bio, taglio del 50% dei pesticidi, 10% della superficie dei campi destinata allo sviluppo della biodiversità».

DELLO STESSO PARERE IL MINISTRO Patuanelli. «Le emergenze e la guerra non possono essere un pretesto per fare clamorosi passi indietro e per allontanarci dal percorso virtuoso che abbiamo costruito fino ad ora».

PAROLE CHE HANNO SUSCITATO soddisfazione anche perché accompagnate da un riconoscimento del valore che il settore ha raggiunto in questi anni e che il ministro ha definito «strategico, non solo a parole ma nei fatti». L’Italia è infatti prima in Ue per numero di operatori, terza per superficie dopo Francia e Spagna e al primo posto per numero di produttori. «Adesso abbiamo la legge e anche le risorse ma bisogna lavorare sulla giusta strategia. Non possiamo perdere il vantaggio acquisito fino a ora e farci superare da altri paesi».

MUSICA PER LE ORECCHIE delle associazioni del biologico che hanno trovato terreno fertile per presentare al governo il biodecalogo, le 10 proposte per accelerare il percorso verso un’agricoltura più pulita e un’alimentazione più sicura e per consolidare un settore che rappresenta un’eccellenza italiana: 80.000 imprese certificate, più di due milioni di ettari di superficie agricola coltivata o in conversione, 16% della superficie agricola totale. Un indiscutibile punto di riferimento europeo e mondiale non solo per la produzione ma anche per la trasformazione e l’esportazione, con quasi 7 miliardi di euro di fatturato.

A CONFERMA DEL FATTO CHE, come ha detto Patuanelli. «non si può scegliere tra sostenibilità ambientale ed economica perché non può esserci l’una senza l’altra».

TUTTI D’ACCORDO ANCHE SULLA NECESSITA’ di un salto culturale nell’approccio al cibo: bisogna creare una cultura dell’alimentazione, insegnarla a scuola ai più piccoli, nelle Università, diffonderla nelle mense e negli ospedali, proprio lì dove il cibo deve essere un sostegno e una terapia. E bisogna rimettere al centro l’agricoltura, «con un approccio sistemico che punti alla fertilità dei suoli», come ha ribadito l’onorevole Gadda, tra i parlamentari che più si sono battuti per l’approvazione della legge.

LA LEGGE SUL BIOLOGICO PREVEDE il marchio del Made in Italy Bio che può favorire la realizzazione di filiere bio 100% nazionale e al giusto prezzo; il riconoscimento dei distretti biologici per i territori dove il biologico è il modello di produzione di riferimento. Inoltre la legge ha aperto la strada a innovazione, ricerca, formazione degli agricoltori per favorire la conversione al biologico, e a comunicazione e informazione dei cittadini per sostenere l’aumento dei consumi dei prodotti bio.

INSOMMA NEL MODELLO DI SVILUPPO produttivo italiano la sintesi chimica sembra in difficoltà e secondo i presidenti delle associazioni del bio, Giuseppe Romano (Aiab), Maria Grazia Mammuccini (FederBio), Carlo Triarico (Associazione Agricoltura Biodinamica) e Roberto Zanoni (AssoBio),il cibo del futuro non può essere che il biologico: «La guerra in Ucraina ci offre questa opportunità: rivedere le politiche dei sussidi che devono premiare chi non inquina e chi investe nelle alternative ai combustibili fossili sia in campo energetico che per fertilizzanti e fitofarmaci. Dobbiamo valorizzare i prodotti della terra attraverso il bio per garantire agli agricoltori un giusto prezzo per il loro lavoro e allo stesso tempo tutelare i consumatori di fronte a rincari giustificabili solo con speculazione finanziaria. Il biologico è un’opportunità strategica in campo economico, un approccio efficace nel contrasto al cambiamento climatico e nella tutela dell’ambiente e della biodiversità. La vera sostenibilità non può che partire dal bio».