Plenary session week 05 2016 in Strasbourg - Insularity condition Oral question
Dimitris Papadimùlis

«Un accordo con i creditori è necessario anche per l’Europa», perché, come spiega Dimitris Papadimùlis, vicepresidente del Parlamento europeo ed eurodeputato di Syriza in questa intervista al manifesto, nell’epoca di Donald Trump ed Erdogan non è saggio destabilizzare i confini dell’Unione europea con la Turchia. Mentre ritiene possibile chiudere la trattativa «prima dell’Eurogruppo del 20 marzo», Papadimùlis, responsabile a Bruxelles per l’Uguaglianza di genere e la diversità, trova assurdo che «per firmare un accordo commerciale, l’Unione europea chieda al Bangladesh di adottare la contrattazione collettiva e la neghi alla Grecia».

Vicepresidente Papadimùlis, lunedì a Versailles ha cominciato a prendere forma l’Europa a più velocità…
È la conferma che, dei cinque scenari presentati da Juncker nel Libro bianco, si era già deciso di applicare il terzo. La questione è capire i contenuti e la direzione di questa accelerazione. Ci sarà l’agenda sociale o l’armonizzazione fiscale per combattere la scandalosa evasione ed elusione da parte delle grandi multinazionali? Verrà creato, ad esempio, un fondo per la disoccupazione come proposto dal ministro dell’economia Pier Carlo Padoan?

Quali sono le ombre e le luci di questa «Nuova Europa»?
Spesso la Germania chiede un’Europa “à la carte” che corra come una lepre dove c’è l’interesse dei potenti e proceda come una tartaruga – o come un gambero – su questioni come il sistema europeo di garanzia dei depositi bancari. Sulla sicurezza, invece, dobbiamo puntare a una maggiore collaborazione, perché è un tema che non possiamo lasciare a Marine Le Pen o ai fili spinati di Orbán.

Riuscirà la Grecia a rientrare tra i paesi di testa?
L’importante è scongiurare un’Eurozona a più velocità. La scommessa per la Grecia, che ha fatto enormi sacrifici e moltissime riforme, è fare di tutto per rimanere tra i paesi del primo gruppo. Anche per il portavoce della Commissione Margharìtis Schinàs, questa è la sfida. Lo ricordo perché è stato eurodeputato di Nuova Democrazia, ma è agli antipodi rispetto a quello che ha detto a Londra il vice-presidente di Nuova Democrazia, Adonis Gheorghiadis: «Se volete comprare la Grecia, comprate adesso, è a buon mercato». Pura spregiudicatezza, da un esponente di un partito che ha portato la Grecia al fallimento.

Lei qualche giorno fa, in merito alla trattativa in corso con i creditori, ha twittato «il tempo è denaro»
È molto importante che si arrivi all’accordo tecnico prima dell’Eurogruppo del prossimo 20 marzo. Thomas Wieser (capo dell’Euroworking group, ndr), ha dichiarato che se c’è una volontà da tutte le parti, l’accordo si può raggiungere entro venerdì.

Come ci si può riuscire?
L’unico metodo sono delle concessioni reciproche e l’accettazione da tutte le parti dei dati statistici di Eurostat e della Commissione. Perché tutte le istituzioni europee, considerano i dati del Fondo Monetario Internazionale (Fmi ndr) troppo pessimistici, mentre quando governavano il Pasok e Nuova Democrazia, le previsioni erano troppo ottimistiche.

È solo nell’interesse della Grecia arrivare a un accordo?
No. Un accordo è necessario anche per l’Europa che non ha nessun motivo di aggiungere un elemento di crisi e incertezza nella sua regione sud-orientale. Nell’epoca di Trump e di Erdogan non è per nulla saggio giocare alla destabilizzazione, visto che i confini greco-turchi sono anche quelli dell’Unione europea con la Turchia.

L’Fmi, nonostante nel suo ultimo rapporto sulla Grecia abbia denunciato la troppo austerità imposta al paese, insiste per ulteriori tagli. È così?
Non si discute più di ulteriori misure per un ammontare di 4,5 miliardi, con tagli alle pensioni e alla no-tax area, ma di misure a costo zero per il bilancio dello Stato. Significa che alle misure negative su cui ci si accorderà, corrisponderanno delle contromisure per sostenere la crescita. Se l’Fmi vuole insistere, deve farlo per un maggiore alleggerimento del debito e avanzi primari più contenuti, e non al 3,5% per 10 anni. Una richiesta ritenuta irrealistica da tutti gli economisti del mondo. E gli amici europei che ci dicono di fare un ulteriore sforzo, dovrebbero mostrare più realismo e intelligenza sull’avanzo primario e sulle misure a medio termine per l’alleggerimento del debito greco.

Sta chiedendo dunque all’Europa di trovare una posizione comune?
Sì, perché è molto contraddittoria. Come sottolinea oramai anche la stampa tedesca, basta vedere le dichiarazioni del signor Schäuble che afferma: «Voglio assolutamente il Fondo Monetario Internazionale nel programma greco, ma non faccio neanche una concessione su quel che chiede il Fondo per il debito e l’avanzo primario». Credo che nel loro recente incontro Angela Merkel e Christine Lagarde abbiano cercato di risolvere proprio questa contraddizione.

Mentre prosegue l’attacco ai diritti dei lavoratori.
È assurdo che l’Unione europea per firmare un accordo commerciale con il Bangladesh gli chieda di adottare la contrattazione collettiva e la neghi alla Grecia. Credo che sia inconcepibile per un paese membro della Ue, rimanere esclusi dai diritti acquisiti dell’Unione. Gli stessi creditori quasi un anno fa hanno creato un consiglio di esperti sulle questioni del lavoro e sono arrivati a dodici raccomandazioni. Tra queste, ha una posizione preminente il ritorno alla contrattazione collettiva. L’ultima dichiarazione di Juncker rafforza la posizione del governo greco, e la grande maggioranza degli eurodeputati, anche dal centrodestra, sostiene questa richiesta.