Un lungo braccio di ferro sulla «pace fiscale», una corsa contro il tempo per trovare risorse. Portando l’inserimento in extremis dentro la manovra il taglio alle pensioni d’oro: non per «alzare le minime», ma semplicemente per fare cassa.

FINO ALL’INIZIO del Consiglio dei ministri – cominciato con due ore di ritardo rispetto all’orario previsto – sul contenuto della manovra le indiscrezioni accreditavano i contenuti più disparati. Neanche gli stessi ministri e i loro tecnici facevano previsioni su come sarebbe andata a finire.
Abituati già con gli ultimi governi Pd a consigli dei ministri conclusi con annunci e slide mentre il testo della manovra impiegava giorni se non settimane per arrivare al Quirinale e in parlamento, è facile immaginare che questa volta i tempi saranno ancora più lunghi. E il balletto sui vari provvedimenti proseguirà senza sosta fino al testo definitivo.

LE POCHE CERTEZZE riguardano le poste di bilancio – già abbozzate nel Nadef – coperture e capitoli di spesa. Il più grande sarà quello per il Reddito di cittadinanza con una dotazione di circa 10 miliardi mentre per le pensioni e Quota 100 ci sono i 6 miliardi mentre per la Flat tax ci sono solo 600 milioni per estenderla alle partite Iva fino a 65mila euro di ricavi annui.

L’altra riguardava la divisione fra manovra vera e propria e decreto fiscale che all’ultimo è stato ulteriormente diviso in due con una seconda parte in cui sono entrate tutta una serie di norme spot con poco impatto su conti e risorse: norme sulla sanità e taglia leggi.

LA NOVITÀ PIÙ IMPORTANTE riguarda l’inserimento in manovra del taglio delle pensioni d’oro. Partito a luglio con un contrastato e poi modificato progetto di legge a firma dei capogruppi di M5s e Lega, l’accelerazione è figlia della necessità di reperire risorse per finanziare altre norme. Allo stesso modo della riforma Fornero dunque anche il governo del cambiamento fa cassa con le pensioni, mandando a benedire subito l’intento – strombazzato fino a qualche ora prima dall’intero Movimento – di voler tagliare le pensioni d’oro per alzare le minime. Niente di tutto ciò: il miliardo di importo (in tre anni) sarà utilizzato per finanziare la manovra stessa.

VINTA LA RESISTENZA della Lega, inizialmente contraria, l’entità del gettito – sebbene spalmato su tre anni – porta a ritenere che o calerà il tetto fissato a 4.500 euro netti di importo – scendendo a quota 3milan euro netti – oppure che aumenti il taglio figlio di un ricalcolo contributivo basato sull’età di uscita dal lavoro.

SU QUOTA 100 per tutto il giorno si sono rincorse le versioni più diverse. Le certezze riguardano i tempi di implementazione: si partirà a febbraio. La motivazione data dai leghisti è: «tempi tecnici dell’Inps», ma la vera ragione è ridurre di un po’ i costi diversamente insostenibili.

Lo schema dovrebbe essere quello dei 38 anni di contributi necessari e almeno 62 di età anagrafica. Ancora incerto il tetto ai contributi figurativi che rischia di escludere gran parte delle già poche donne che possono aspirare a rientrare nel provvedimento.

IL BRACCIO DI FERRO PIÙ GRANDE andato in scena nelle ultime ore ha riguardato la cosiddetta «pace fiscale», in realtà un «condono» con tutti i crismi. Dopo un lungo tira e molla il M5s ha spuntato alcune correzioni alla norma caldeggiata dalla Lega.

Di Maio e i suoi hanno voluto subito stabilire che potrà accedere alla «pace fiscale» solo chi ha presentato dichiarazioni dei redditi e dunque non gli evasori totali, per i quali invece viene introdotto l’arresto. Nel dettaglio «sarà possibile integrare fino ad un massimo del 30% in più rispetto alle somme già dichiarate con un tetto massimo di 100mila euro». Si potrà sanare un contenziso con il Fisco pagando il 20 per cento del non dichiarato in 5 anni senza sanzioni o interessi. Viene però stabilito un tetto: sarà sanabile un importo non superiore ad un terzo dell’imponibile della dichiarazione dell’anno precendente.

PER LE CARTELLE EQUITALIA di lieve entità – fino a 1000 euro – dovrebbe essere prevista una dilazione in 20 rate trimestrali (cinque anni) senza sanzioni e interessi.

Altro capitoli di tagli riguarda le spese per l’immigrazione, cavallo di battaglia della Lega: viene previsto un taglio di oltre 1,3 miliardi nel triennio di cui 500 milioni già nel 2019.

Come accennato, nasce un secondo decreto che scorpora dal dl fiscale norme su diversi temi: un «taglia scartoffie e leggi inutili, con oltre 100 adempimenti in meno per le imprese». Ci sarà anche una norma garantire una assicurazione Rc auto «più equa» mentre è stata confermata la norma sui commissariamenti della sanità: i presidenti di regione (come De Luca e Zingaretti) non potranno più esserlo. Una stretta arriva contro i medici che allungano le lista di attesa del servizio pubblico per convincere i pazienti a ricorrere alla cosiddetta intramoenia, ovvero visite private all’interno della struttura ospedaliera pagando la parcella per intero ai camici bianchi.