Il numero uno della Women’s Tennis Association, Steve Simon, ha chiesto al governo cinese di aprire un’indagine «giusta e trasparente» sulle accuse di violenza sessuale che la tennista Peng Shuai ha mosso contro l’ex vicepremier e membro del comitato permanente Zhang Gaoli, in carica dal 2013 al 2018.

Il presidente dell’associazione sportiva vuole chiarezza sul caso che non dovrebbe essere «perdonato o ignorato». E per farlo, Simon invoca l’eliminazione della censura sulla vicenda, altrimenti, come dichiarato al New York Times, minaccia di cancellare gli accordi commerciali e sportivi stretti dalla federazione femminile con la Cina. Sfidare Pechino ha avuto contraccolpi significativi per le organizzazioni sportive, tra cui Nba e Premier League, ma le conseguenze nefaste non sembrano spaventare Simon che ha già dovuto spostare la Wta Finals 2021 da Shenzhen in Messico per le restrizioni cinesi imposte per la pandemia.
Simon ha inoltre dichiarato alla testata Usa di avere ricevuto conferme da diverse fonti, inclusa la Chinese Tennis Association, che la sportiva è al sicuro, lontana da minacce. Probabilmente è a Pechino, ma nessuno è in grado di confermare dove sia attualmente la campionessa.

Non si hanno infatti notizie di Peng da quando ha pubblicato il 2 novembre su Weibo un post con cui ha denunciato di aver avuto una relazione clandestina con Zhang, quando l’ex membro del comitato permanente del Politburo prestava servizio a Tianjin tra il 2007 e il 2012. La tennista sarebbe stata aggredita qualche anno dopo, quando Zhang aveva lasciato l’incarico di vice premier.

Il post, che è stato subito cancellato, non fornisce prove a sostegno delle sue affermazioni. Ma citare pubblicamente Zhang potrebbe rompere il muro di silenzio che protegge gli alti vertici del Partito. Del caso, però, non se ne parla sui media ufficiali. Il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian si dice ignaro della faccenda e che, in ogni caso, non sarebbe una «questione diplomatica».

La sorte di Peng preoccupa tutti, soprattutto le femministe: su Twitter, social vietato in Cina, compaiono foto di ponti e muri su cui appaiono scritte di incoraggiamento per la tennista: «jiayou», forza si legge, perché è una battaglia collettiva contro il maschilismo, che dall’alto colpisce gli strati più bassi della società.