Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil, domani mattina dalle 9 e 30 sarete in piazza Santi Apostoli a Roma per la manifestazione «Ci avete rotto le tasche» dove oltre al suo comizio è previsto quello di Maurizio Landini. Ci spiega i motivi della vostra protesta?
La manifestazione la facciamo per contrastare la politica del governo Meloni che interviene pesantemente sulle persone che rappresentiamo. Il costante blocco della rivalutazioni delle pensioni, che tutti chiamano medie sebbene siano sui 1.500 euro netti al mense, in buona parte quelle di operai o infermiere che hanno lavorato 41 o 42 anni versando i contributi, avviene sapendo benissimo che il blocco non tornerà mai indietro e avrà un forte effetto di trascinamento negli anni. Dal 2011 sono già 30 i miliardi sottratti a pensionanti, usati sempre come bancomat, per ripianare il debito pubblico o finanziare porcherie e non certo le pensioni alle nuove generazioni. Il governo Meloni fa cassa su milioni di pensionati e non i rispetta i loro diritti.

Voi avete lottato per tornare al sistema di rivalutazione cosiddetto Prodi che tutelava le «pensioni medie». Ora si parla addirittura di un nuovo sistema ancora più penalizzante.
Sì, il governo Meloni pensa di delegare al Cnel di Brunetta un nuovo sistema di rivalutazione delle pensioni e noi siamo molto preoccupati: abbiamo visto com’è finita con il salario minimo. E non vogliamo succeda di nuovo.

L’altra vostra storica battaglia è per la legge quadro nazionale sulla non autosufficienza che riguarda oltre 3 milioni di famiglie, in costante aumento.
La legge l’abbiamo portata a casa dopo anni di lotte ma ora non è finanziata neanche con un euro e questo è inaccettabile. Anche perché il peso e i costi ricadono totalmente sulle famiglie. Questo tema si lega poi alla difesa del Sistema sanitario nazionale che con forza e radicalità chiediamo resti pubblico, mentre in Lombardia e in Veneto siamo alla privatizzazione di fatto e al Sud i servizi sono così inefficaci che intere regioni sono regalate ai privati. Il tutto mentre il governo porta avanti l’autonomia differenziata che peggiorerà la situazione e le diseguaglianze territoriali.

In piazza andate da soli, senza la Fnp Cisl e neanche la Uilp che invece a livello confederale ha scioperato con la Cgil.
Siamo da soli perché non è stato possibile in quanto ci sono posizioni diverse con Fnp e Uilp ma non potevamo aspettare, non potevamo restare zitti. Il processo per recuperare l’unità fra i sindacati dei pensionati è lungo e lo porteremo avanti da subito.

Siamo davanti a un attacco concentrico che va avanti da anni: secondo lei l’intero stato sociale è a rischio?
Il welfare è il miglior segno di avanzamento sociale di un paese. Qui da noi invece la destra ha un’idea sbagliata e scorretta dello stato sociale. Ad esempio confonde l’assegno sociale, che è un intervento della fiscalità generale, con le pensioni dei lavoratori. E difatti taglia queste ultime, che sono coperte dai contributi versati dai lavoratori, e punta invece ad alzare le pensioni minime, l’assegno sociale che invece copre le pensioni di commercianti e artigiani che hanno evaso i contributi. È una manovra classista che favorisce i furbi. Per questo siamo preoccupati per l’intera tenuta democratica del paese: l’abbiamo difesa tante volte e lo rifaremo ancora. Siamo un sindacato di sinistra che crede nella differenza con la destra e che è pronto a una lotta politica e sociale finché il governo Meloni dei post fascisti non sarà sconfitto.

Come si inverte la rotta di una china così ripida?
Le imprese si erano lamentate della manovra e Meloni ha trovato loro 9 miliardi in più dal Pnrr. Per invertire la rotta serve bisogna far pagare i padroni, come si diceva una volta. Hanno fatto profitti enormi, ora diano ai lavoratori aumenti salariali almeno a due cifre.

Pedretti, lei è un sindacalista esperto. La spaccatura confederale con la Cisl è recuperabile o Sbarra ha imboccato una strada senza ritorno?
Più che la Cisl mi preoccupa la deriva corporativa del sindacato: molti sindacati di destra, quelli autonomi dei medici, i Cobas. La Cisl di Sbarra, non so quanto consapevolmente, si va incanalando in questo filone. Ma sono un inguaribile ottimista e difensore del sindacato unitario e quindi lavorerò per recuperarla anche perché so molto bene che il sindacato diviso sarà sempre meno forte.