Vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente di Syriza, Dimitris Papadimùlis interviene sulla questione dei migranti e definisce «scandalosa la posizione dei paesi che si rifiutano di rispettare gli impegni». Apprezza le posizioni di Laura Boldrini e lancia un monito: «L’estrema destra è sempre un pericolo, come dimostrano i risultati delle elezioni in Italia».

Come vede la mancanza di solidarietà all’interno dell’Unione europea nella gestione dei migranti?

Sulla crisi dei migranti stiamo vivendo un deficit di solidarietà europea. C’è un’inflazione di retorica, ma i risultati sono tragicamente modesti. L’Italia e la Grecia portano da sole sulle spalle quasi tutto il peso della crisi. È sotto gli occhi di tutti che le relocation vengono attuate a percentuali molto basse e il programma termina a settembre…

Anche perché i paesi del Gruppo di Visegrád continuano ad opporsi alle «relocation»…

È scandalosa la posizione di paesi come l’Ungheria, la Polonia e la Slovacchia che con la tolleranza del Consiglio europeo – e in gran parte anche della Commissione – si rifiutano di applicare anche solo in minima parte impegni che hanno sottoscritto. Queste sono le conseguenze negative dell’Europa à la carte: per chi viola le decisioni europee, i controlli sono inefficaci e le sanzioni inesistenti. Questo spiega la crisi di fiducia dei cittadini verso la leadership europea e rafforza la propaganda dell’ultra-destra populista, che usa la crisi per alimentare la paura.

Quale può essere una proposta realistica?

È obbligatorio applicare la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, disattesa dall’Ue. Si devono organizzare corridoi umanitari legali per chi ha lo status di profugo, con controlli anche nei paesi di provenienza, prima dell’imbarco. Non devono più morire migliaia di persone nel Mediterraneo. Ci vuole anche uno sforzo maggiore per risolvere, almeno in parte, i problemi che spingono queste persone ad abbandonare i loro paesi. Attualmente si fa pochissimo.

Pensa che la questione dei migranti, dopo la crisi economica, potrebbe indebolire ulteriormente la Ue?

Sì. Soprattutto se continua questo deficit di iniziativa da parte dell’Ue che, peraltro, affronta una profonda crisi demografica. Abbiamo bisogno di milioni di cervelli e di mani e potremmo superare la crisi economica attraverso una road map per l’armonizzazione della politica migratoria.

Crede che gli sforzi del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali possano dare un impulso maggiore verso una politica comune?

Penso alla Grecia e all’Italia, paesi entrambi in prima linea. Le iniziative della presidente della camera Laura Boldrini sono positive e degne di lode, e sulla stessa lunghezza d’onda lavora anche il Parlamento greco e il suo presidente, Nikos Vùtsis. Nell’Europarlamento abbiamo creato una vastissima maggioranza a favore delle relocation. In tutte le risoluzioni il Parlamento europeo chiede con forza alla Commissione e al Consiglio di non lasciare sole l’Italia e la Grecia. Al momento, questa voce non è sufficiente per cambiare le cose nel Consiglio europeo dove, con la tolleranza di paesi forti, il premier polacco e quello ungherese non mostrano rispetto per le decisioni comuni, gli ideali europei e i Trattati dell’Onu.

L’accordo con la Turchia per chiudere la via balcanica pone seri problemi per il rispetto dei diritti umani. È la strada da seguire anche con la Libia?

L’Europa sui migranti «esternalizza» ad Erdogan la sua politica e si prepara a fare lo stesso con la Libia perché si rifiuta di trovare una soluzione europea ed umanitaria. L’accordo tra la Ue e la Turchia ha molte zone grigie e tanti aspetti negativi, ma se domani crollasse senza una vera soluzione europea, allora le cose peggiorerebbero. Non dobbiamo generalizzare il modello di questo accordo ma, al contrario, avere un’Europa che sul tema dei profughi rispetti gli impegni e ponga il tema a livello internazionale.

L’approccio solidale non deve però coincidere con un maggiore sostegno dei cittadini europei che sono stati duramente colpiti dalla crisi economica.

Negli ultimi anni sono esplose le diseguaglianze, specie nella disoccupazione giovanile. E aumentano i cittadini che vivono sotto la soglia di povertà. Per questo deve diventare una priorità assoluta il rafforzamento delle politiche di coesione sociale e l’indennità di disoccupazione europea, per rifondare lo stato sociale e aumentare l’occupazione. Finché l’Europa rimarrà agganciata alle politiche neoliberiste e non mostrerà un volto solidale sui migranti, l’élite europea porterà acqua al mulino dell’estrema destra. Ci vuole una svolta decisiva nella politica economica e sociale se vogliamo che le classi più deboli non subiscano il richiamo della propaganda populista dell’estrema destra. Ha perso in Olanda e in Francia, ma l’estrema destra rappresenta sempre un grosso pericolo. I risultati delle elezioni comunali in Italia sono un forte campanello d’allarme.