Sul Superbonus quello che «lascia perplessi e non convince» è che il governo prende «decisioni così affrettate, gettando nel panico imprese e famiglie e poi convoca le parti – ha detto ieri il presidente di Confindustria Bonomi all’assemblea degli industriali di Savona – Non era meglio convocarci prima, pensare l’uscita tampone e poi fare il provvedimento? Non vorrei – ha aggiunto – che si facesse un disegno di legge quando non è ancora finita l’indagine parlamentare». Quando invece le imprese potrebbero indicare le soluzioni. E ieri, in occasione di un incontro con il governo, Bonomi ha avanzato l’idea di una cessione tra privati dei crediti bloccati dal governo con il decreto del 16 febbraio: «Come industria ci dobbiamo assumere la nostra responsabilità: se il governo creasse condizioni per le cessioni di primo grado tra privati, le imprese potrebbero comprare i crediti che oggi sono fermi». Ance e Abi ritengono che l’utilizzo degli F24 sia «indispensabile per risolvere il problema dei crediti incagliati. Gli istituti bancari – sostiene l’Abi – hanno assunto impegni per crediti fiscali nell’ultimo biennio pari a 77 miliardi «saturando la loro capacità fiscale».

Mentre dilaga il panico creato dal governo che ha bloccato i crediti senza consultare nessuno negli ultimi giorni è cresciuta l’attenzione sui redditi bassi e gli incapienti. «Ora il rischio è che il Superbonus sia stato abolito solo per i più poveri, quelli che non hanno liquidità immediata per sostenere le spese. Un pasticcio all’italiana – ha detto Peppe De Cristofaro, capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra in Senato – Sarebbe stato meglio limitare fin dall’inizio l’uso del Superbonus per le villette o le seconde case, privilegiando invece i condomini».

«Gli oneri della misura per il bilancio pubblico restano comunque ingenti», e sono cresciuti nel biennio, «riflettendo la forte accelerazione nel ricorso alla misura. i costi legati all’utilizzo dei crediti d’imposta maturati si registreranno invece in larga misura nei prossimi anni» ha detto Giacomo Ricotti di Banca d’Italia in un’audizione in commissione Finanze al Senato.

Secondo Nomisma i cantieri finora conclusi sono stati circa 232 mila e coprirebbero meno del 2% del parco edifici residenziali in Italia. L’irrisorietà degli obiettivi raggiunti, davanti all’enormità della spesa, non dovrebbe però arrestare gli incentivi da pensare basi diverse rispetto a quelle del «Conte 2». Nomisma stima in 195,2 miliardi l’impatto complessivo sull’economia e in 641mila addetti in più nelle costruzioni (351mila nei settori collegati) l’impatto sull’occupazione. Conte (M5S) ha incontrato ieri alla Camera una delegazione di imprenditori e sindacati edili. «L’unico buco non è nel bilancio, ma quello generato dal governo che rischia di generare 130 mila disoccupati». Il 6 marzo scade il termine degli emendamenti. Il decreto dovrebbe andare in aula alla Camera il 27. Si sta lavorando su come recuperare i 19 miliardi dei crediti incagliati. Nella maggioranza si attende un emendamento dal governo.