La povertà assoluta torna a crescere e tocca il record dal 2005, mentre i consumi sono crollati a un livello mai visto da ventuno anni a questa parte. È la stima preliminare fatta ieri dall’Istat del primo anno della pandemia del Covid: il 2020. Sono i numeri crudi che offrono un’idea di cosa è accaduto, davvero, in questo paese. Eccoli: le famiglie in povertà assoluta sono oltre 2 milioni, 335 mila in più. In totale gli individui censiti in questa condizione sono 5,6 milioni, oltre un milione in più rispetto al 2019. Gli effetti economici e sociali innescati dalle quarantene intermittenti decise per contenere la diffusione del virus hanno cancellato gli effetti modesti prodotti da un anno di «reddito di cittadinanza» introdotto in Italia nel 2019. Allora in povertà assoluta erano 4,6 milioni di persone, all’incirca mezzo milione in meno rispetto al 2018. Le famiglie più colpite in misura più rilevante sono quelle con un maggior numero di componenti, con un solo genitore, le coppie con un figlio o con due. La presenza di anziani in famiglia – per lo più titolari di almeno una pensione che garantisce entrate regolari – ha ridotto il rischio di rientrare in povertà.

Il contraccolpo colossale prodotto da questo evento su una società già gravemente impoverita e precarizzata ha fatto precipitare tutti gli indicatori a un livello mai visto anche dopo la crisi del 2008, quando la povertà è esplosa. Da allora non ha mai smesso di crescere, tranne per il breve periodo seguito all’introduzione del «reddito». Un simile aumento dimostra come la misura introdotta sia stata parziale e utile solo in minima parte per contenere l’ondata che continuerà a crescere anche nei prossimi anni. Questo dramma ha colpito più il nord del paese dove la crisi economica sta diventando sempre più forte. Qui lincremento della povertà assoluta riguarda 218 mila famiglie per un totale di 720 mila persone. I più colpiti in assoluto sono i nuclei che vivono con il salario di un operaio, o lavoratori cosiddetti «assimilati». L’incidenza passa dal 10,2 al 13,3%). E tra le partite Iva è un dramma: la crisi ha colpito i lavoratori autonomi (dal 5,2% al 7,6%).

Questa situazione va inquadrata nel contesto di un calo impressionante della spesa per consumi delle famiglie (su cui si basa l’indicatore della «povertà assoluta»). Secondo l’Istat la spesa media mensile è ai livelli del 2000, 2.328 euro, con un calo del 9,1% rispetto al 2019.