L’ascesa economica della Cina, sancita da una sua nuova postura globale unita al mastodontico progetto della nuova via della seta («One Belt One Road»), non poteva che provocare importanti svolte epocali.

PANAMA HA ANNUNCIATO ieri di aver tagliato le relazioni diplomatiche con Taiwan, aprendo invece alla Cina e riconoscendo «una sola Cina» di cui Taiwan farebbe parte. Taipei, di rimando, ha contestato la scelta, che di fatto nega la sua autonomia e indipendenza rispetto a Pechino, ordinando l’immediata chiusura della propria ambasciata a Panama.

Taipei è rimasta sorpresa da questa decisione: l’anno scorso la presidente Tsai Ing-wen si era recata nel paese centro americano per presenziare alla cerimonia inaugurale del nuovo canale di Panama. Tsai ha specificato che Taiwan «non rimarrà inerte quando i suoi interessi nazionali sono minacciati e sfidati continuamente: Voglio cogliere l’occasione per dichiarare a Pechino che Taiwan ha già confermato i suoi obblighi per il mantenimento della pace intra stretto. Al contrario, le azioni della Cina hanno sfidato lo status quo delle relazioni intra stretto. Tutto questo è inaccettabile».

LA DECISIONE di Panama è arrivata direttamente via Twitter dall’attuale presidente Juan Carlos Varela: «Comunico al mio paese e al mondo che Panama e la Repubblica popolare cinese hanno stabilito relazioni diplomatiche». Si tratta di un passo «lungo la strada giusta», ha aggiunto Varela, ricordando che Pechino è il secondo utente per importanza del canale di Panama e che multinazionali cinesi operanti in vari settori (dalla logistica, all’energia, dalle banche, all’edilizia e alle tecnologie) sono già attive a Panama.

Quanto a Taiwan: «È stato un grande amico, siamo loro grati per la cooperazione avuto nel periodo in cui abbiamo mantenuto relazioni diplomatiche». Pechino naturalmente gongola: Panama è fondamentale per il suo progetto di nuova via della Seta e la decisione del presidente panamense è un segnale mondiale di indubbia rilevanza.

CHIUDERE LE RELAZIONI con Taiwan significa mandare un messaggio ben preciso agli Stati uniti di Donald Trump, attraverso Pechino. Non a caso la Cina ha salutato con soddisfazione questa novità attraverso incontri con la controparte panamense, ricordando il proprio peso economico sia in termini di utilizzo del canale, sia in termini di infrastrutture e investimenti che hanno facilitato la decisione di Panama.

IN CINA IL GLOBAL TIMES, quotidiano nazionalista e che rappresenta parte dell’intelligentia del Partito comunista, ha rilasciato un editoriale nel quale si irride la presidente taiwanese Tsai vista non proprio di buon occhio dai nazionalisti di Pechino. Il quotidiano ha messo in risalto la perdita della «decantata» sovranità dell’isola (che a Pechino viene ancora considerata oggi «ribelle») sottolineando il peso economico della Cina sugli equilibri internazionali, come a dire, che questo vento sarà difficile che possa essere fermato tanto da Taiwan, quanto dagli Stati uniti. Per quanto riguarda lo stato centro americano, dopo la morte dell’ex presidente Noriega – «faccia d’ananas», agente della Cia e feroce dittatore, ieri è tornato alle cronache l’ex presidente (dal 2009 al 2014) Ricardo Martinelli, arrestato nella sua residenza di Miami, in Florida.

Noto in Italia per l’«affaire Lavitola», è accusato di intercettazioni illegali ai danni di oppositori politici. Avrebbe inoltre utilizzato un dispositivo fornito da aziende israeliane per controllare le comunicazioni dei cittadini.